LA STAMPA (M. DE SANTIS) - Nel dubbio tra il miraggio di una rimonta aritmeticamente non ancora proibita e la realtà di un secondo posto da conservare, la Roma ha autonomamente scelto di pensare in grande. «Dobbiamo essere ottimisti, positivi e ambiziosi e continuare a guardare verso l’alto », dice, presentando il manifesto romanista per i rimanenti 46 giorni di campionato, il sognatore Rudi Garcia. Un programma che non può prescindere dal pieno sfruttamento dell’odierna opportunità di smuovere in solitudine la classifica, con la possibilità di un guadagnare tre punti sia sulla Juventus sia sul Napoli: è il giorno del recupero della sfida con il Parma, rinviata lo scorso 2 febbraio dall’acquazzone che rese il terreno dell’Olimpico impraticabile.
La prima e ultima chiamata per i sogni giallorossi di movimentare un finale apparentemente già scritto passa anche per gli 82 minuti più recupero (il match originale fu sospeso dopo 8’20”) in programma e le velleità di un biglietto per la prossima Europa League della banda di Donadoni, annunciata a Roma senza l’acciaccato Cassano e il febbricitante Paletta.
Per fabbricare un’utopia, però, serve una sana autodeterminazione. «La prima cosa che dobbiamo fare – incalza Garcia – è vincere più partite possibili e farci trovare pronti. La Juve può perdere dei punti anche pareggiando e noi, finché la matematica non ci condanna, siamo assolutamente obbligati a crederci. In tanti altri campionati abbiamo già visto rimonte impossibili trasformarsi in possibili». In quello italiano, con l’avvento dei tre punti, è capitato solo nel 1999 al Milan (a -7 a 7 giornate dalla fine), nel 2000 alla Lazio (a -6 a 6 turni dall’epilogo) e nel 2002 alla Juventus (a -6 a 5 gare dal sipario).