James Pallotta continua a disporre le proprie pedine sulla scacchiera della società. Da Oriente stanno arrivando nuovi soci, che l'americano desidera implementare nel proprio progetto, ma senza che sconfinino nel suo territorio. Mentre Chen Feng sta portando la Cina sempre più vicina, Pallotta esplora anche altri angoli della finanza mondiale nella sua ricerca di nuovi soci e nuovi capitali per la Roma. Gli va benissimo Feng, purché si accontenti del 31% della società, ovvero la quota attualmente appartenente a Unicredit. Intanto, a scanso di equivoci presidia con uomini di cui si fida i posti principali dei vari organismi direttivi.
E’ piuttosto chiaro che non intende allentare la presa che ha sulla Roma, almeno non adesso con la costruzione di uno stadio all'orizzonte. Il sindaco Ignazio Marino ieri ha ribadito: «Quando Pallotta sarà pronto, noi saremo pronti».
Le indiscrezioni su una presentazione pubblica del disegno dello stadio il 26 marzo sono diventate insistenti, e cominciano a circolare anche indiscrezioni relative al nome che prenderà l'impianto. Pallotta vuole essere ben piantato sul territorio e presidiarlo attraverso il 69% delle azioni della Roma che ha sotto controllo. La Roma americana nelle sue intenzioni tale deve rimanere, soprattutto nella filosofia gestionale. La qual cosa implica grande attenzione agli equlibri economici, con società e squadra in grado di finanziarsi in proprio. I magnati arrivano e se ne vanno, la Roma deve marciare nelle prime file anche in assenza di tifosi filantropi.
Le pedine che sta sistemando sulla scacchiera sono puntelli della sua autonomia di azione. Italo Zanzi è l’amministratore delegato globale della società dopo aver lavorato con Pallotta in varie iniziative sportive e aver parato nella Nazionale statunitense di pallamano. Mark Pannes sorveglia in consiglio la congruità degli investimenti con l’attenzione al bilancio pretesa da Pallotta. Joe Tacopina e Brian Klein controllano le attività internazionali condotte attraverso il marchio Roma, il primo mettendo a frutto la sua esperienza legale, il secondo le sue competenze finanziarie. Walter Sabatini è a sua volta molto legato al finanziere americano. Ora è arrivato il direttore commerciale Sean Barror, uno che cerca sponsor e vara accordi di livello mondiale. Ha già avviato la Roma nell’orbita della Disney, o viceversa se preferite. Pallotta lo conosce perché lavorava nei Boston Celtics, la franchigia del basket americano di cui il presidente della Roma è azionista con tanto di palco risevato.
(corsport)