IL MESSAGGERO (M. EVANGELISTI) - Bene il nuovo Stadio della Roma, per la gioia dei tifosi. Ma all’orizzonte restano incognite. Ci sono dubbi sui tempi di realizzazione. Manca un piano di adeguamento della viabilità e del trasporto pubblico. C’è il nodo degli alti costi di urbanizzazione che di certo non potranno gravare sul Comune già con le casse vuote, ma di certo su chi realizzerà l’opera. Preoccupa la vicinanza del Tevere con i suoi argini insicuri e va fugato ogni rischio di speculazioni. Insomma, la suggestione del progetto del nuovo Stadio della Roma, firmato dall’architetto californiano Dan Meis, presentato ieri, dovrà spazzare via i tanti dubbi in campo.
GLI INTERROGATIVI
La nuova legge sugli stadi consente di velocizzare i passaggi burocratici, ma non è stato ancora compiuto il primo passo, la presentazione del progetto che fa scattare il termine dei 90 giorni per il rilascio dell’autorizzazione. Vi sono scelte progettuali da chiarire. Ad esempio l’architetto Meis ha spiegato che non è stato deciso il numero delle «suite» per i tifosi più danarosi e neppure se l’ala che riprodurrà la Curva Sud sarà su un unico livello o su tre. In Campidoglio sanno che lo studio di fattibilità sarà formalmente consegnato dall’As Roma negli uffici fra tre settimane. Da quel momento scatteranno i 90 giorni entro i quali il Campidoglio dirà se si tratta di un progetto di interesse pubblico. La risposta, come ha spiegato ieri l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, non è scontata. Con questi tempi, comunque, arriveremo a fine luglio. Partiranno a quel punto i lavori nei terreni del costruttore Parnasi, partner dell’As Roma? No, prima c’è una sfilza di altri passaggi. Il progetto prevede una variante al piano regolatore, dunque scatterà la fase di esame della Regione che sentirà tutti gli enti coinvolti. Tempo previsto: altri sei mesi. Dunque, arriviamo a gennaio 2015. Il sindaco Marino, con un eccesso di ottimismo, ha parlato di inaugurazione con l’inizio della stagione 2016-2017. Ma costruire in un anno e mezzo uno stadio da 52 mila spettatori, con un investimento da 300 milioni di euro, è impresa a dir poco titanica.
LE LACUNE
Anche perché mancano strade e treni. Le slide e i video sul nuovo stadio non spiegavano come raggiungeranno Tor di Valle i 52 mila appassionati di calcio. Frase di Marino a futura memoria: «Non consentiremo di aprire lo stadio fino a quando non saranno pronte le infrastrutture e i collegamenti». Se ci limitiamo alle ipotesi, si lavora in tre direttrici: il prolungamento della Metro B fino a Muratella, con un collegamento di superficie che si incontrerà con la ferrovia. Si aggiunge l’opzione dei treni della Roma-Lido, che passa da Tor di Valle, ma serve il suo potenziamento, visto che è una delle linee più disastrate. Davvero per l’autunno del 2016 tutto sarà pronto? Le strade: la via del Mare rischia di produrre colonne e ingorghi da primato. S’ipotizza una uscita alternativa dalla Roma-Fiumicino e un ponte sul Tevere. E con quali costi?
I TIMORI IDROGEOLOGICI
Altre incognite sono di natura idrogeologica. Lo stadio di affaccerà sul fiume («ma sarà un’area rialzata» hanno messo le mani avanti ieri in conferenza stampa). «L'area di Tor di Valle è ad alto rischio idrogeologico» hanno avvertito numerosi esperti. Da qui la necessità di mettere al sicuro gli argini del fiume dal momento che le recenti alluvioni hanno dimostrato quanto fragili siano.
I FINANZIAMENTI
Pallotta ha parlato di 300 milioni per lo stadio, altri 700 per le infrastrutture. «Solo risorse private» ha ripetuto Marino. Ma perché l’investimento alletti i privati, lo sport non basta. E con enfasi si è parlato di un grande store della Nike, di negozi e ristoranti. Ma di quanti metri quadrati? Nasce un nuovo colosso del commercio nascosto dentro lo stadio? Infine: ieri il sindaco Marino ha promesso che non saranno autorizzate nuove cubature per edilizia residenziale. Solo se questa rassicurazione sarà confermata dai fatti, sarà fugato ogni timore che il progetto del nuovo stadio della Roma escluda ogni pericolo di speculazione.