GASPORT (A. PUGLIESE) - «Un sogno? Sì, ce l’ho, ed è vincere la Champions. Sarebbe il coronamento di tutto, visto che gli altri due li ho già realizzati». Gli altri due sono lo scudetto e il Mondiale, per il sogno-Champions l’impressione, invece, è che rischi di restare tale. «Non è impossibile, ma me devo sbrigà», scherza Francesco Totti, ospite sabato notte a «S’è fatta notte», il faccia a faccia con Maurizio Costanzo. Trentasei minuti diretti, densi di umanità, con risvolti che esulano dal campo. Anche se poi le domande finiscono sempre lì ed allora, parlando sempre di sogni, Francesco sciorina anche la sua squadra ideale: «Gioco con la difesa a tre, meglio: Buffon, poi Maicon, Samuel e Candela. A centrocampo De Rossi, Xavi, Iniesta e io. Davanti Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic e Messi. Un po’ sbilanciata, è vero, però bella». Sbilanciata e costosissima. «È un problema del presidente, non mio», dice ridendo.
A cuore aperto In quei 36 minuti Francesco parla di sé («L’invidia è un sentimento che non mi appartiene, in giro ce n’è tanta, ma io tendo a perdonare»), della famiglia («Mio fratello giocava centrocampista, era bravo ma svogliato»), dei figli («Dopo Inter-Roma 0-3 sono tornato a casa alle tre di notte e ho trovato tutti disegni dei miei due gol con su scritto: “Bravo papà, sei fortissimo”. Sembravo scemo, mi sono commosso, per il futuro voglio essere soprattutto un padre presente») e soprattutto del futuro: «Un terzo figlio? È imminente. Maschio o femmina è lo stesso». Sarà il prossimo gol di Francesco, in una stagione dove la Roma senza di lui fa una fatica tremenda (2,53 punti con lui, 2 senza; 2,53 gol fatti con lui, 1,1 senza). «Garcia ha fatto un grande lavoro, soprattutto nella gestione del gruppo, visto che venivamo da due stagioni difficilissime. È preparato, sa quello che vuole. Noi giochiamo sempre per vincere, non come la Lazio...». Prima stoccatina, la seconda è invece per Prandelli. «Non penso proprio che andrò ai Mondiali, Prandelli la squadra ce l’ha già. Se il c.t. mi ha parlato? No, non mi ha mai detto niente, ma oramai mancano 2-3 mesi, le scelte mi sembrano fatte. E le rispetto». Chissà, magari in futuro toccherà al piccolo Christian, otto anni. «È bravino, ma io alla sua età lo ero di più». Parola di papà.