CORSERA (G. PIACENTINI) - È stata una partita doppia, quella vissuta ieri sera dai tifosi della Roma. In ventimila, sistemati nelle due tribune e nel settore famiglia, hanno tifato dentro lo stadio (incassando anche la solidarietà dei circa trecento interisti che occupavano il settore ospiti) mentre circa un migliaio, gli «squalificati», lo hanno fatto nei dintorni dell’Olimpico. Sono stati loro a dare il segnale più forte, radunandosi davanti alle piscine dello stadio del nuoto, circa un’ora prima del fischio d’inizio. «Settori chiusi a metà, l’ultimi stadio di un sistema che fa pietà», lo striscione che ha fatto da apripista alla manifestazione di protesta itinerante (i tifosi sono partiti dal lungotevere e hanno fatto il giro dello stadio) che è andata avanti per tutto il primo tempo sotto lo sguardo delle forze dell’ordine.
Cori contro le istituzioni del calcio - Figc, Lega e arbitri i più colpiti - parecchi fumogeni e qualche bomba carta lanciata dentro al perimetro dello stadio, quando il corteo è arrivato all’altezza della collinetta alle spalle della Monte Mario. A farne le spese anche un fotografo, che è stato picchiato da un gruppo di tifosi che cercava di fotografare: soccorso dal 118, è stato trasportato all’ospedale Fatebenefratelli e medicato con tre punti di sutura al volto. Dentro lo stadio la protesta ha mantenuto toni più civili: un paio di striscioni, «Basta discriminarci » e «Non c’è vera Roma senza i suoi tifosi. Riaprite le curve» e tanti cori all’indirizzo dell’arbitro Bergonzi. Nessun coro di discriminazione territoriale, e questa è una buona notizia: tra due settimane, contro l’Udinese, tutti i tifosi torneranno al loro posto.