REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - A Stefano Braschi non manca certo il coraggio: lo aveva da arbitro, lo ha adesso che fa il designatore della serie A (quarta ed ultima stagione, come da regolamento Aia). Dopo un weekend tormentato, con forti proteste di Torino, Roma, Fiorentina e Inter, ecco designazioni che a qualcuno non sono piaciute: Bergonzi per Roma-Inter, il giovane Guida (fresco internazionale) per Milan-Juve, in più come arbitri addizionali Gervasoni e Russo, così discussi nel turno precedente. Purtroppo, per Braschi e non solo, Bergonzi ha tradito: Roma-Inter è stata una partitaccia, complicata, rissosa. Con tanti, troppi, episodi sfuggiti di mano all'arbitro. Due episodi da prova tv (De Rossi e Jesus: vediamo cosa decide domani il giudice sportivo), quattro rigori negati, due per parte. E nemmeno l'arbitro addizionale De Marco ha potuto aiutare Bergonzi. Una curiosità: l'Inter continua ad essere l'unica squadra in serie A a non aver avuto rigori a favore, e l'ultimo era stato fischiato proprio da Bergonzi... In passato l'assicuratore genovese per due anni e mezzo era stato tenuto lontano dalla Juventus, ai tempi quando le ricusazioni c'erano (ma nessuno lo ammetteva). Il 31 dicembre 2013 ha chiuso la sua carriera internazionale, durata 5 anni. E a giugno andrà in pensione anche in Italia (deroghe non se ne danno più). Braschi vuole lasciare con una stagione da ricordare: prima del disastro di Bergonzi, gli errori determinanti, secondo il designatore, erano stati 4-5. Ma ora viene il periodo caldo. C'è molta tensione fra alcuni club e alcune tifoserie. Il motto di Braschi è, "lavorare in silenzio". Ci vuole serenità e fermezza, ricordando comunque che i nostri arbitri sono i migliori d'Europa. Altre Nazioni ne hanno uno o due buoni, noi-per fortuna-di affidabili ne abbiamo una decina (con un paio di eccellenze, stimatissime dall'Uefa). Ma gli arbitri sbagliano. Ha sbagliato Rizzoli. Ha sbagliato Tagliavento. Ha sbagliato ieri Bergonzi. Ma un calciatore che rifila un pugno ad un avversario in area, forse non sbaglia? Per lui, comunque, potrebbe esserci la prova tv. Per qualche arbitro, un salutare periodo di riposo.
I revisori dei conti della Federnuoto e un caso che va chiuso in fretta
Giunta Coni, martedì 4 marzo: Giovanni Malagò, reduce da Sochi (è soddisfatto anche se l'oro non è arrivato...), dovrà affrontare temi scottanti, dalla giustizia sportiva, cori inclusi, sino al caso-Federnuoto. Paolo Barelli, n.1 della Fin e con forti ambizioni internazionali, è partito al contrattacco ed è pronto a presentare pareri pro-veritate, che gli darebbero ragione. C'è anche una relazione dei revisori dei conti della Fin: si tratta del dottor Giorgio Lalle (presidente eletto dall'assemblea Fin), del dottor Mario Trippanera (componente di nomina Coni) e del dottor Roberto Ferranti (componente di nomina Coni su indicazione del Ministero economia e finanze). I tre bocciano il Coni, spiegando che "il Collegio ribadisce la correttezza delle procedure adottate dalla Fin ... procedure che risultano ispirate a principi di trasparenza, chiarezza e tracciabilità anche in riferimento a quelle spese per le quali, pur non avendo alcun obbligo di redicontazione verso lo Stato, sono state comunque indicate analiticamente a dimostrazione del corretto utilizzo del contributo statale ricevuto e che appare singolare che proprio per la sua trasparenza vengano utilizzate presidente ipotesi di reato". Le conclusioni dell'Ufficio di vigilanza Coni vengono considerate insomma superficiali e infondate. Malagò ha spiegato di aver mandato le carte della Federnuoto alla Procura della Repubblica di Roma come "atto dovuto". C'è da sperare che i pm chiudano in fretta. Meno veleni ci sono, meglio è. Malagò ha iniziato un percorso virtuoso, di cui gli va dato atto: ma i casi della Fin e della Fise (federazione sport equestri) vanno risolti in fretta.