GASPORT (A. CATAPANO / A. PUGLIESE) - Bello, non c’è dubbio. Magari un tantino gladiatorio, con tutti quei richiami al Colosseo che un esperto come Massimiliano Fuksas ha trovato «di pessimo gusto» («Tutta invidia», lo ha liquidato Dan Meis, l’architetto americano per cui questo progetto è stato «l’occasione della vita»). Però, ripetiamo, visto per ora soltanto in alta definizione, è davvero bello. Un nido da 52.500 posti (estendibili a 60mila) in acciaio, vetro, con la facciata in pietra («Useremo le stesse cave da cui sono state estratte le pietre del Colosseo», spiega con orgoglio Dan Meis).
Da paura Bello e molto ambizioso questo stadio che sorgerà a Tor di Valle, nell’area dell’ippodromo di Febbre da cavallo che un tempo fu del re del trotto Gaetano Papalia, nel frattempo caduto in disgrazia, e oggi (previa decisione del tribunale fallimentare) dovrebbe finire nelle mani del costruttore Luca Parnasi. James Pallotta giura che «renderà la Roma una squadra di prima grandezza, non vorrei essere nei panni delle avversarie». Daniele De Rossi spera di entrarci «con qualche trofeo importante». E perciò i tifosi già immaginano future notti di sogni, di coppe e di campioni (copyright Venditti). Prontamente sollecitate, del resto, da Rudi Garcia, bravo allenatore e ancor più comunicatore: «Della nostra nuova casa — dice dopo aver scoperto il plastico — mi piace il giardino al centro. E su quel giardino noi continueremo a scrivere la storia della Roma». Ci sarà anche Francesco Totti? Tra tante certezze sbandierate («I soldi ci sono» e «i tempi saranno stretti »), la «rincorsa» del capitano sembra essere l’unico dubbio che meriti un filo di apprensione. Intanto, lui dice: «Sarà la casa di tutti i romanisti, il solo pensarlo fa venire la pelle d’oca. Questo stadio parla da solo».
Chi paga? Parlano da sole anche le cifre del progetto. Non c’è dubbio che sarà uno stadio anche molto costoso. «Trecento milioni di euro per costruire l’impianto — racconta James Pallotta — più o meno un miliardo il valore di tutta l’operazione ». Significa che per le infrastrutture ci vorranno settecento milioni. Campi di allenamento, area commerciale griffata Nike, museo, villaggio per i tifosi, parcheggi, strade, viadotti, metropolitana: chi li costruirà? E chi pagherà i costruttori? «Le spese non peseranno sulla collettività, verranno coperte tutte da investitori privati — assicura il presidente romanista, che si è affidato al lavoro della Goldman Sachs — prestiti bancari e fondi equity». Debiti, quindi. Ma chi se li accollerà? E quanto ci vorrà per ammortizzarli? Domande che restano inevase. E pure sull’origine di questi generosi investitori, Pallotta non dice di più, del resto non c’è ancora un business plan dell’operazione. Ma assicura di «averli già trovati». E di non avergli garantito in cambio la proprietà dell’impianto, almeno non tutta. «Lo stadio sarà della Roma».
Impegni, tempi, lavoro Un impegno solenne, come quelli che si prende il sindaco Ignazio Marino, che deve rispedire al mittente chi lo immagina complice dell’ennesima speculazione edilizia a Roma. «Forse non avete capito, ma questa amministrazione ha voltato pagina: eserciteremo la vigilanza che ci spetta e valuteremo il progetto entro 90 giorni. Di sicuro, non è prevista un’edilizia residenziale né la concessione di nuove cubature. Non vogliamo altro cemento nell’agro romano, né si aprirà lo stadio se non verranno completate tutte le opere infrastrutturali che chiediamo ». E i tempi? Stando agli annunci di ieri, sarà anche uno stadio veloce. «Contiamo di costruirlo in due anni», promette Pallotta. Il sindaco gli fa eco: «La Roma ci giocherà a partire dalla stagione 2016/17. Vogliamo dimostrare che anche in questa città si può realizzare un’opera del genere in tempi relativamente brevi, sfrutteremo la nuova legge sull’impiantistica sportiva». E sui cittadini di Roma, che impatto avrà? «Troveremo il tempo di confrontarci con gli abitanti del quartiere», promette l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo. «Sarà un’operazione che farà crescere la città e, soprattutto, garantirà tanti posti di lavoro», assicurano all’unisono Pallotta e Marino. Questo, davvero, ce lo auguriamo tutti.