GASPORT (C. ZUCCHELLI) - L’unica cosa per cui Ivan Tomic sarà ricordato nella storia della Roma è aver lasciato il posto, una sera d’ottobre di 13 anni fa, a un ragazzino biondo, cresciuto nel vivaio, e diventato oggi, 449 partite dopo, uno dei simboli del club a cui, parole sue, avrebbe voluto donare «più di una carriera». Daniele De Rossi raggiunge le 450 presenze complessive con la maglia della Roma: è ancora sul terzo gradino del podio tra i romanisti con più partite all’attivo, si prepara, domenica prossima contro il Cagliari, ad affiancare Giacomo Losi, per superarlo poi — al netto di eventuali squalifiche o infortuni — in casa contro l’Atalanta. Arriverà a 452 presenze a 30 anni e qualche mese, proprio come fece, nel 2007, Francesco Totti, a questo punto l’unico calciatore che ha indossato più volte di lui la maglia della Roma. Una carriera nata e cresciuta alle spalle dell’inarrivabile capitano, quella del centrocampista di Ostia, che pure col tempo si è scrollato di dosso l’etichetta di vice Totti ed è diventato, pregi e difetti inclusi, soltanto De Rossi.
Cifre tonde È stata la settimana dei grandi traguardi dei due simboli della Roma, questa: prima Totti ha festeggiato le 700 presenze, adesso è il turno di Daniele che insegue anche il traguardo dei 50 gol. È a 48, divisi tra campionato (34), Coppa Italia (4), Champions League (4), Coppa Uefa/ Europa League (4) e Supercoppa (2). Per lui che ha esordito prima in Champions (30 ottobre 2001, contro l’Anderlecht) e poi in campionato, rigiocare la competizione più importante non è solo motivo d’orgoglio, ma anche di longevità, considerando che di quelli che erano con lui il giorno dell’esordio, tra campo e panchina, soltanto tre sono ancora in attività: Pelizzoli, Samuel, Assunçao e Cassano. E nessuno giocherà nella stessa competizione di Ronaldo e Messi.
La prova del 13 Alla tredicesima stagione ufficiale, quella più in bilico considerando che fino a Ferragosto non sapeva se restare o meno, un matrimonio, due figlie e tanti tatuaggi dopo quell’esordio, De Rossi è lontano dall’essere quella macchina instancabile che, con Spalletti, non saltava una partita. Nel 20062007 arrivò a giocarne 55, per un totale di 200 incontri con il tecnico di Certaldo alla guida. È l’allenatore con cui ha vissuto «gli anni migliori della carriera», quello con cui ha conquistato gli unici trofei in giallorosso e che lo ha aiutato a diventare anche campione del Mondo.
Feeling Il rapporto con Spalletti, almeno dei primi anni, ricorda quello con Garcia. È grazie a lui se è rimasto alla Roma e se ha segnato quel primo (e unico) gol dell’anno, che aveva una serie di significati ancora adesso poco raccontati dagli stessi protagonisti. Ed è sempre grazie a lui se oggi, alla partita numero 450 (332 in Serie A), De Rossi può godersi il traguardo. Un anno e tre mesi fa, quando raggiunse le 400 presenze, entrò in campo nel secondo tempo contro la Fiorentina al posto del pupillo di Zeman, Tachtsidis. Un altro che sarà ricordato a Roma solo per aver ceduto il posto a De Rossi, proprio come Ivan Tomic.