L’uomo che sta cercando l’ennesimo miracolo-salvezza della storia del Chievo è un ex calciatore che è rimasto in campo fino a 39 anni e che crede nel dialogo. Con i dirigenti, con i giocatori, ma anche in famiglia. «Le cose è sempre meglio dirsele in faccia» ha sottolineato ieri mattina Eugenio Corini seduto nel suo ufficio del centro tecnico del Chievo.
Da allenatore, Corini ha affrontato due volte la Roma e ha vinto in entrambe le occasioni: «Se fossi Garcia, sarei precoccupato del Chievo perché è una formazione in salute, ma sarei anche consapevole della forza mia squadra. La Roma è cresciuta in maniera incredibile e sta disputando un ottimo campionato». Due affermazioni ottenute lo scorso anno contro i giallorossi. Ecco quella a cui è più legato: «Grazie a quella nel girone di ritorno abbiamo conquistato la matematica salvezza. Vincemmo all’Olimpico in pieno recupero nonostante la formazione di Andreazzoli, che da lì a poco avrebbe disputato la finale di Coppa Italia, non ci regalò niente. Anche il successo dell’andata, però, fu fantastico e maturò grazie a una rete di Pellissier su assist di Rigoni. Entrambi erano entrati da poco in campo: certe cose per un allenatore hanno un valore speciale».
Anche da calciatore contro la Roma qualche soddisfazione se l’è tolta, come per esempio il 5-0 al primo incrocio nel lontano 1990. «Giocavo nella Juventus e fino a febbraio con Maifredi volammo. Quella con la Roma fu una partita pazzesca e giocammo molto bene».
Ma è questa la più bella vittoria del Corini calciatore contro i giallorossi: «Quella del 2005 (11 dicembre, ndi) quando indossavo la maglia del Palermo: sbancammo l’Olimpico per 2-1 al termine di un match straordinario. La Roma aveva Totti falso centravanti, Cassano e Spalletti in panchina, ma noi fummo perfetti. Fu una gioia incredibile».
Possibilista sull'impresa di vincere contro i giallorossi, ecco cosa dice Corini: «Quest’anno, grazie a Garcia, la Roma è molto più squadra, ha una mentalità vincente e sa sopperire alle assenze. Ci aspetta un compito difficile, ma in campo andremo per conquistare i tre punti. Mi piace l’impatto a livello comunicativo che ha avuto Garcia. Con la squadra si è posto nel modo giusto ovvero come un allenatore capace e deciso a fare da scudo nei confronti delle critiche. Il risultato è stato l’alchimia perfetta che ha creato con lo spogliatoio dopo due anni difficili. Ha toccato le corde giuste dei giocatori e, non a caso, De Rossi è tornato a essere il simbolo della squadra, a mostrare il suo carisma e l’amore che ha per quei colori».
Su Totti: «Lui da anni è l’emblema della Roma. Meritava il Pallone d’Oro perché la sua è stata una carriera straordinaria nella quale ha saputo anche modificare il suo modo di giocare. Totti ha quel qualcosa in più rispetto ai calciatori normali».
Scheletri nell'armadio, Corini ricorda quella volta che fu vicino ai colori giallorossi: «Nell’estate 2007, a 37 anni, il mio contratto con il Palermo era finito e il ds della Roma Pradé mi chiamò per farmi un’offerta. Voleva portarmi in giallorosso per fare il quarto centrocampista in un reparto che era composto da Pizarro, De Rossi e Aquilani. Fu un onore, ma la trattativa attraversò una fase di stallo e in quei giorni mi arrivò la proposta del Torino. Decisi di andare lì a chiudere la mia carriera e non me ne sono pentito».
(corsport)