GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Quattro presidenti del Consiglio, due papi, sei allenatori della Roma, sette dell’Inter: tanto è passato da quando Radja Nainggolan ha esordito in Serie A, 7 febbraio 2010, con la maglia del Cagliari, di fronte all’Inter di Mourinho (e del «triplete»). Finì 30 per i nerazzurri, impegnati a mantenere le distanze proprio dalla Roma, che quel giorno vinse a Firenze 10. Sabato Nainggolan ritrova i nerazzurri, stavolta con la maglia della Roma, oggi come allora impegnata ad inseguire la capolista. Non ha mai battuto l’Inter, il belga, e nell’Olimpico semideserto, dove «sarà difficile giocare con così poco pubblico», dovrà essere la volta giusta, se la Roma vorrà continuare ad alimentare il sogno scudetto. «Finché la matematica dice che c’è una possibilità, io continuo a crederci».
Sempre vincente Sarà per questo, forse, che nella rosa di Garcia è quello che tira di più in porta. Quaranta conclusioni totali in 22 gare (considerando anche il Cagliari), 3 reti di cui l’ultima, la prima in giallorosso, a Bologna. Nainggolan la racconta così: «Ho guardato Pjanic e ho aspettato la palla, con le sue qualità sapevo come me l’avrebbe data». Un gol decisivo, che ha portato a 8 su 8 le vittorie di Radja da romanista: in campionato ne ha vinte 5 (nel derby infatti non c’era), in Coppa Italia tre (nel k.o. del San Paolo era squalificato). Un talismano quindi, da tenere in considerazione anche con l’Inter: «Dovremo giocare da Roma perché siamo una squadra forte. Sono loro che dovranno preoccuparsi e adeguarsi a noi».
Il sogno La partita avrà un osservatore speciale, il c.t. del Belgio, Wilmots, che in patria danno prossimo a una convocazione del romanista. «Sono convinto di meritare il Mondiale – spiega Radja –. Ho sempre fatto il mio, a Cagliari e adesso. Io ci credo». La sua speranza è che ci creda anche Wilmots: a Radja il compito di convincerlo («Ma con lui non ho parlato», ha ammesso), magari segnando ancora, come sabato. E come nella gara d’andata quando, da giocatore del Cagliari, rispose al vantaggio di Icardi e regalò ai sardi un insperato pareggio.