Rischio stangata per l'Olimpico

18/02/2014 alle 08:26.
olimpico_esterno

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Ultimo stadio, eccolo lì inquadrato. Non è certo il solito gioco di parole inflazionato da anni. Ormai esportiamo il vuoto. Da Torino in giù, passando per la capitale che ha visto chiudere, proprio domenica sera, le due curve dell’Olimpico e si aspetta oggi la nuova stangata. L’idea del nulla è nelle immagini che fanno il giro del pianeta e si soffermano ogni settimana sugli spalti deserti. Nessuno in Italia sa trovare la soluzione al problema più ingombrante della stagione. Il nostro calcio, in queste ore, dovrà per forza prendere di petto la questione della discriminazione territoriale che adesso sta contando più di gol e risultati: è sul tavolo davanti a giudici e dirigenti la norma che club e tifosi vogliono cancellare e che la Federcalcio è stata costretta a modificare già due volte (agosto e ottobre). La Roma è coinvolta come nessun’altra società e vive male la situazione: per l’indecisione che regna nel Palazzo e per la rabbia della tifoseria. Il club giallorosso non sa proprio come uscirne e si trova in grande imbarazzo chi deve gestire il momento a Trigoria. Bisogna relazionarsi con la proprietà che vive oltreoceano, sapebendo bene quanto i fatti recenti possono creare pesanti danni economici (possibile fuga degli sponsor e sospensione di altre iniziative commerciali). La società, del resto, è di proprietà di un consorzio statunitense, ha come socio di minoranza UniCredit, cioè la banca che sponsorizza la e che è tra i primi gruppi di credito europei e mondiali, e presto potrebbe accogliere anche il nuovo partner orientale, il cinese Chen Feng.

BRACCIO DI FERRO - Oggi, con il rischio della sovrapposizione, si pronuncerà il giudice sportivo della Lega calcio e si riunirà l’Alta Corte di giustizia sportiva presso il Coni. Inizierà Gianpaolo Tosel: dopo aver chiuso le curve per Roma-Sampdoria di domenica sera e per Roma-Inter del 1° marzo, può sbarrare anche i cancelli dei Distinti Sud, sempre per la partita contro i nerazzurri di Mazzarri, punendo il settore per i nuovi cori contro i napoletani. Il giudice sportivo, ricevuti i referti dei rappresentanti della Procura federale, prepara la nuova perché, come accadde nella semifinale d’andata di Coppa Italia per le curve Nord e Sud, la percezione dei cori è chiara. Salve, invece, le due tribune, Tevere e soprattutto Monte Mario (lì sono partiti gli applausi di approvazione: il pubblico che non si dissocia per Tosel è un’aggravante). La società giallorossa replicherà con l’ennesimo ricorso nel duello infinito con il giudice sportivo. Alle 16, invece, il e l’avvocato si presenteranno al Palazzo H del Coni davanti all’ex ministro Franco Frattini, presidente dell’Alta Corte, per discutere il reclamo che ormai riguarda solo la gara con l’Inter.

SCENARI E PROGETTI
- «La norma è incoerente» per i legali della società giallorossa che vogliono risposte immediate. E la dirottata alla prima partita di Coppa Italia, nella prossima stagione e dunque curve aperte in campionato, il 1° marzo, anche perché i cori sono stati fatti nella semifinale del 5 febbraio. I dirigenti giallorossi puntano a collaborare con il Palazzo. Sono al lavoro da tempo con il Coni, chiedendo più telecamere per l’Olimpico e anche la suddivisione delle due curve in più settori (come a San Siro). Non è da escludere che l’Alta Corte possa però rinviare la decisione a venerdì, anche perché la Figc, presente nel pomeriggio al Coni, vorrebbe studiare bene la documentazione della Roma (il ricorso giallorosso è stato respinto con riserva di motivazione, venerdì scorso, dalla Corte di Giustizia Federale), per difendere la propria posizione. I legali giallorossi, ovviamente, farebbero opposizione. Lo stesso Frattini vuole chiudere subito la questione: un ulteriore slittamento scatenerebbe altre polemiche.

APPELLO DAI PROTAGONISTI - Dopo l’invito di a sospendere la protesta, anche si rivolge alla gente: «Purtroppo ci sono minoranze che penalizzano poi tutti quanti e che continuano a manifestare disprezzo, disapprovazione, chiamiamola anche goliardia. Ma se c'è un pò di cultura, di buon senso e di responsabilità anche quella minoranza si deve rendere conto che non è più il caso di continuare a fare questo tipo di manifestazioni».