IL TEMPO (A. AUSTINI) - L’aria del derby lo ispira dall’inizio. Si era presentato a Riscone accusando i contestatori di essere «laziali». Prima dell’andata ha spiegato che una partita così «non si gioca, si vince». La Roma lo ha fatto e lui ha tirato fuori la frase cult: «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio».
Stavolta si è preparato per giorni una risposta da dare a Reja dopo la «gufata» sugli infortuni in Coppa Italia. Se l’è tenuta dentro perché c’era da pensare prima al Napoli e ieri ha affondato il colpo. Sembra Mourinho ma è Rudi Garcia a parlare. «A Reja va bene il pareggio» lo informano in tempo reale. Il francese diventa serio e parte come un treno: «Chi lo ha detto? Reja? Quell’allenatore che ha detto di augurarsi un infortunio di un giocatore della Roma? Non dobbiamo dimenticare che oltre a fare gli allenatori noi siamo anche educatori. Se un tecnico dice questa cosa pubblicamente, cosa può chiedere ai suoi nello spogliatoio prima della partita? Che rompano una gamba, che ammazzino qualcuno? Io vorrei due cose per questa partita: primo che l'arbitro Orsato sia molto attento a tutti i duelli e a tutti i contrasti, non voglio vedere un mio giocatore infortunato. E, la cosa più importante, due tifoserie che tifino la propria squadra e nulla di più. Sarà importante che tutto vada bene in tribuna».
La stoccata al rivale laziale nasconde in realtà il desiderio di Rudi di proteggere il suo gruppo. Aveva lo stesso scopo quando prese di petto i tifosi a Riscone o difese Osvaldo nonostante fosse virtualmente già ceduto. I giocatori lo seguono per questo, i romanisti lo amano a prescindere di come andrà a finire oggi pomeriggio.
Sulla carta, la pressione è decisamente di meno rispetto all’andata. «Da allora - ricorda Garcia - sotto i ponti è passata tanta acqua. Quella partita era molto vicina alla finale persa, ma se uno avesse vissuto lontano da Roma, senza internet e tv, non lo avrebbe capito. Ora non cambia niente per noi, vogliamo vincere. Conta solo prendere i tre punti e andare avanti in campionato».
I valori in campo suggeriscono una Roma favorita. «A che serve dire se siamo più forti? Basta vedere la classifica la classifica - spiega il francese - noi siamo secondi e normalmente bisogna vincere. Il derby è sentito più per i tifosi che per i giocatori, anche se noi abbiamo in squadra tre romanisti come Totti, De Rossi e Florenzi. Per loro forse è un po' diverso, ma dobbiamo essere al di sopra di queste cose. Non è solo un derby, è anche una partita di campionato, non bisogna mai dimenticarlo: quello che conta è qualificarci a fine stagione per la Champions».
E, magari, alzare un trofeo al cielo. «Se accetterei di pareggiare con la Lazio ed eliminare il Napoli? Per fortuna - risponde il tecnico - non esiste questo contratto, allora non ho bisogno di scegliere. Io voglio vincere il derby e avere tre punti in campionato, poi dalle 17 ci sarà tutto il tempo di pensare alla semifinale di ritorno in Coppa».
L’unico dubbio di formazione è tra Nainggolan e Pjanic. Il bosniaco «sta molto meglio se lo gestisco. Adesso è più vicino al 100% ed è una buona notizia perché avremo altre due gare in una settimana. Totti è pronto a giocare mentre Gervinho può migliorare ancora». Capito Reja?