IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Il Napoli non eliminava la Roma dalla Coppa Italia dal 1962 e fino a ieri i giallorossi avevano subito tre gol solo nella sconfitta di Torino contro la Juventus. Due numeri che la dicono lunga sull’impresa compiuta ieri sera dalla squadra di Benitez, che a differenza di quella di Garcia ha avuto il merito di sfruttare le occasioni da gol che gli sono capitate. I giallorossi, invece, hanno fallito le tre che hanno avuto sui piedi quando si era ancora sullo 0-0 e, soprattutto per questo, sono stati eliminati. Il calcio è più semplice di quello che si pensa e chi sbaglia paga pegno quasi sempre. Al di là dell’eliminazione, però, quella casella vuota nello spazio dei gol segnati preoccupa perché la Roma chiude la sua seconda partita consecutiva senza andare in rete dopo il derby. Un fatto che in qiesta stagione non le era mai capitato.
E se consideriamo che Lazio e Napoli finora non erano mai state così imperforabili, la cosa suscita anche qualche preoccupazione in più. Così la Roma resta ferma a 17 finali di Coppa disputate (9 vinte e 8 perse) e deve rinviare all’anno prossimo l’inseguimento della stellina d’argento, che da quando è diventata protagonista dei discorsi giallorossi ha portato più male che bene. Meglio non nominarla più fino a quando non la si conquisterà davvero. La sconfitta di ieri ha anche interrotto la serie positiva che la Roma aveva messo insieme dopo l’altra pesante battuta d’arresto succitata in casa della Juve. Una serie di 7 partite utili tra campionato e coppa (di cui 6 vinte e 1 pareggiata) con 15 gol segnati e 3 subiti. Due di questi ultimi, quelli della semifinale di andata all’Olimpico contro gli azzurri, le sono stati fatali. Per alzare i trofei serve più cinismo. A pensarci bene è proprio l’unica cosa che manca alla Roma di Garcia per essere davvero grande.