IL ROMANISTA (D. GALLI) - Rinviata a data da destinarsi - anzi, a martedì prossimo - la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia del Coni sul ricorso della Roma contro le Curve chiuse per l’Inter. Sconfitta ampiamente prevista invece per i Distinti Sud, squalificati dal giudice di primo grado Gianpaolo Tosel per una giornata. E quindi sempre per l’Inter. Sono i due verdetti, o meglio uno e un pezzetto, piombati ieri sull’oceano romanista. Oceano diviso, spaccato, oceano d’amore che però ha vedute differenti. Una parte s’è stufata di questa norma sulla discriminazione territoriale e per protesta non vorrebbe entrare all’Olimpico (#TiAmoMaNonEntro, è l’hashtag di MyRoma).
Un’altra parte anche s’è stufata di questa norma, ma non intende più protestare. Nel mezzo, anzi sopra, c’è Francesco Totti. Il Capitano ha preso una posizione. Questa. «La Roma sta facendo una grande stagione, abbiamo ancora molto da giocarci, noi come squadra ci crediamo davvero. Abbiamo però bisogno del supporto dei nostri fantastici tifosi, a cui siamo ormai abituati. Giocare con le curve vuote non è la stessa cosa e anche dalla tribuna domenica sera ho avvertito una sensazione strana. Mi auguro che fino alla fine della stagione i tifosi non compromettano la possibilità di starci vicino». Curve chiuse, ricorda il Capitano. Lo saranno almeno per un’altra settimana.
L’Alta Corte del Coni ha preso tempo. Ha concesso alla Federcalcio un termine a difesa, a fronte di un dettagliatissimo ricorso della Roma. La società ha ottenuto che si trattasse di un termine breve, per poter riuscire a vendere i biglietti di Roma-Inter, nell’eventualità di una vittoria. Presieduta dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, la "Cassazione" dello sport ritiene comunque fondato il reclamo della Roma, altrimenti lo avrebbe dichiarato subito inammissibile.
Reclamo non tanto contro la sanzione della chiusura della Sud e della Nord, quanto contro la norma sulla quale la sanzione si fonda. Quella sulla discriminazione territoriale. «La Corte - ha spiegato il dg Mauro Baldissoni - ha rinviato a martedì prossimo la decisione, al fine di completare tutta la documentazione. Noi stiamo lavorando all’interno della giustizia sportiva. Quella dei Distinti Sud è un’altra sanzione, faremo ricorso. È evidente che la norma non è ben definita nell’applicazione ed è incoerente. È vero anche che la Roma ha bisogno dei propri tifosi». I motivi del reclamo sono sempre gli stessi, ormai sono noti. La società contesta il campo di gioco. Il campo, sì. Il terreno di applicazione della norma. Se la sanzione della chiusura delle Curve è stata comminata in Coppa Italia, perché va scontata in campionato? E poi a Trigoria ancora aspettano di conoscere quale sia l’esatto confine tra insulto e discriminazione territoriale.
Se si canta romano bastardo, si tratta di un insulto. Se invece il bastardo è napoletano, è un atto discriminatorio. Questo è il metro di giudizio attuale. Ma non è più discriminatorio per un napoletano essere considerato un tifoso da proteggere? Questione serissima, per la quale la Roma chiede apposta all’Alta Corte un’interpretazione definitiva, perché l’impressione è che se anche la società riuscisse a far riaprire le Curve, una parte delle Curve canterebbero di nuovo i cori contro i napoletani. Perché c’è chi non intende affatto piegarsi alla logica della norma imperante, considerata ottusa da parecchi ambienti, non solo da quelli di Curva. Ai viceprocuratori federali e al giudice sportivo di primo grado Gianpaolo Tosel, però, importa poco la differenza tra cori di provocazione (quelli di domenica contro la Samp) e cori di effettiva discriminazione. Per questo ieri, letta la relazione degli ispettori federali, Tosel ha deciso di punire i Distinti Sud per un turno. Il prossimo in casa, contro l’Inter. Un solo settore chiuso, per grazia ricevuta. Un solo settore nonostante Tosel potesse arrivare a chiudere tutto lo stadio. Non l’ha fatto, si è limitato ai Distinti Sud (più 80 mila euro di multa) sebbene il coro "oh Vesuvio, oh Vesuvio lavali con il fuoco" non fosse partito solo da lì - «la dimensione di tale condotta ha coinvolto il 90% dei circa 6.000 spettatori», si legge sul comunicato del giudice - ma anche da Tribune e Distinti Famiglie (!). E perché non l’ha fatto?
Perché Roma-Inter non si giocherà a porte chiuse? Risposta. Perché probabilmente lo stesso Tosel è consapevole della follia di una norma calata dall’alto con l’obiettivo (folle, appunto) di rieducare le folle. La Roma ha già fatto preannuncio di reclamo. Venerdì il ricorso sarà discusso davanti alla Corte Federale, che lo boccerà adducendo le stesse motivazioni fatte pervenire ieri a Trigoria: quei cori sono pura discriminazione territoriale, e la sanzione deve essere scontata in campionato. Martedì la Roma accorperà i reclami: oltre alle attuali 25 pagine di ricorso già presentate per le Curve, quelle per difendere i Distinti Sud. Ma se martedì l’Alta Corte non interverrà in maniera netta, sostituendosi di fatto al legislatore del calcio, al Consiglio Federale, se non sradicherà dall’ordinamento sportivo questa norma, il resto della stagione sarà un calvario di ricorsi.