GASPORT (U. ZAPELLONI) - La Juventus dovrà pagare 25 mila euro di multa per gli striscioni che il suo stesso presidente ha giustamente condannato. «Le tragedie non si toccano. Mai. No agli striscioni e ai cori canaglia. Tutti.» #RispettoPerLeTragedie, aveva twittato Andrea Agnelli lunedì mattina. Bravo ad esporsi in prima persona, bravo a non assecondare i tifosi bianconeri quando si comportano da imbecilli, ancora più bravo se il suo esempio verrà seguito nelle prossime settimane da altri suoi colleghi presidenti. Ma parole e scuse non bastano alla giustizia sportiva per lavare le colpe della società. Gli striscioni «insultanti la memoria della tragedia di Superga » sono costati 25 mila euro, con lo sconto perché la società si è adoperata per farli togliere. Multa che va a sommarsi a quella di 10 mila euro pagata per lo stesso motivo dopo il derby dello scorso anno. Evidentemente per arginare l’imbecillità di certi personaggi, che definire tifosi è un insulto per la categoria, multe e parole non bastano.
Bisogna agire in un altro modo per espellere per sempre dagli stadi gli striscioni su Superga, ma anche quelli sull’Heysel, Pessotto, Andrea Fortunato o sui vulcani che dovrebbero sommergere napoletani o catanesi. Le tecnologie oggi ci consentono di identificare i signori che sorreggono quei lenzuoli infami. Di dare un nome e un cognome a chi va orgoglioso di certe scritte. E, in caso non fosse così, ci verrebbe una volta di più voglia di interrogarci sull’utilità del biglietto nominale presentato in abbinata con un documento d’identità all’ingresso.
Una volta identificati i colpevoli basta recapitargli a casa un bel Daspo. Fuori dagli stadi. Per uno, due, tre anni. Non hanno commesso un reato che possa portarli in cella, benissimo che vengano cacciati dagli stadi, dai palazzetti, da ogni tipo di impianto sportivo. E senza dover aspettare un Daspo ci sarebbe un modo addirittura più semplice e immediato. Scoccia dirlo, ma ancora una volta l’esempio ci arriva dall’estero. Questa volta dalla Germania. E’ proprio di ieri la notizia che il Borussia Dortmund ha espulso un tifoso dal proprio impianto fino al 30 giugno 2020. Sei anni perché sabato scorso durante il minuto di silenzio in ricordo di un massaggiatore dell’Amburgo, ha accompagnato il saluto nazista con le parole «sieg Heil». Individuato da uno stewart è stato accompagnato all’uscita. Troppo facile (e inutile) continuare a chiudere interi settori. Isolare e colpire solo i responsabili. Così e soltanto così potremo tornare a riempire civilmente gli stadi.