«La norma è giusta, le sanzioni sono sbagliate», l’estrema sintesi del Berettapensiero sul caso «cori discriminatori ». Presidente, siamo al paradosso: il problema per le società di A sembra diventato la norma sulla discriminazione territoriale e non i cori e gli insulti discriminatori degli ultrà. È anche la sua linea? «Il problema non è la norma, che peraltro abbiamo recepito dall’Uefa, ma il suo apparato sanzionatorio. che ha molti limiti. È su quelli che dobbiamo lavorare».
In che modo?
«La segmentazione delle curve per individuare i veri responsabili è la strada giusta. Puniamo anche in modo più duro la minoranza incivile. Ma è intollerabile continuare a sanzionare la maggioranza perbene che, sono sicuro, condivide la nostra lotta al razzismo su cui, sia chiaro, non vogliamo arretrare. Ben vengano i microsettori, perché il meccanismo attuale si sta rivelando un boomerang e un’arma di ricatto contro le società».
Ma ad agosto, quando il Consiglio federale approvò all’unanimità la norma sulla discriminazione territoriale, non immaginavate a cosa sareste andati incontro?
«Onestamente sì. Fu il presidente Lotito a illustrare tutti i rischi connessi. Però alla fine si decise di dare un segnale forte, allora era necessario».
E ora cos’è più urgente?
«Difficile cambiare le regole in corsa, dovremo aspettare la prossima stagione. Intanto, la norma c’è e va rispettata, ma auspico la collaborazione di tutti per cominciare a dare la giusta dimensione a questo fenomeno. Il calcio italiano è un’altra cosa».