GASPORT (M. CECCHINI / V. PICCIONI) - Avviso agli esteti: se qualcuno pensasse che il calcio rappresenti una forma d’arte, sappia che ormai in Italia si è superato la fase giottesca, michelangiolesca o caravaggesca che dir si voglia ma si è ormai approdati alle «provocazioni » - è la parola che va di moda a Roma - che ricordano la «Gioconda coi baffi» di Marcel Duchamp o la «Merda d’artista» di Piero Manzoni. «Provocazioni», infatti, vengono definiti i cori anti-napoletani («O Vesuvio lavali col fuoco» il più gettonato) che anche domenica si sono alzati forti e chiari all’Olimpico, applauditi a sorpresa persino dalle tribune. Oggi però in molti staranno col fiato sospeso, perché non è affatto detto che il giudice sportivo e quelli dell’Alta Corte del Coni siano necessariamente appassionati d’arte moderna e contemporanea. Anzi. Cominciamo dai fatti più recenti, cioè quelli accaduti due giorni fa contro la Sampdoria. I cori sono stati così udibili e reiterati che la chiusura del settore Distinti Sud, da parte del giudice Tosel, sembra inevitabile, così come il conseguente appello. Si salverebbero invece le due tribune, perché (applausi a parte) solo una minoranza si sarebbe unita a quelle esibizioni canore. La sensazione chiara, comunque, è che tutto l’Olimpico si sia disinteressato di eventuali sanzioni, da scontarsi il 1° marzo con l’Inter.
Braccio di ferro rinvio Discorso diverso per la sentenza da parte dell’Alta Corte del Coni. Innanzitutto sentenza «dimezzata», perché per metà già applicata (contro la Samp). Resta in ballo la chiusura ulteriore delle curve contro l’Inter, decisa per i cori di «discriminazione territoriale» ascoltati in occasione della semifinale d’andata di Coppa Italia contro il Napoli. La Corte, presieduta dall’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, sarebbe intenzionata a decidere subito, ma se la Figc - la cui Corte di Giustizia ha emesso la sentenza d’appello - ritenesse necessario studiare le motivazioni (dipenderà anche dalla loro lunghezza) del verdetto sfruttando la finestra prevista di cinque giorni, il pronunciamento slitterebbe a venerdì, anche se la Roma si opporrà considerandolo uno sgarbo. Il club vorrebbe un cambiamento radicale della norma o in subordine l’annullamento della squalifica perché la giurisprudenza nota come i cori puniti siano solo quelli contro i napoletani. La terza via d’uscita, poi sarebbe rappresentata dallo scontare la squalifica nella manifestazione dove è avvenuta, cioè in Coppa Italia (nella prossima stagione) e non in campionato.
Olimpico rinnovato Sulla eleganza o meno degli appelli (o della richiesta alla Prefettura, sabato, di permettere agli abbonati delle curve di andare nelle tribune), la società si difende dicendo di aver agito per evitare azioni di risarcimento danni da parte dei tifosi, ma qualcosa si muove. Dirigenti e funzionari, a taccuini chiusi, chiedono interventi più duri da parte della polizia, ma intanto si muovono autonomamente. Intanto giovedì ci sarà un vertice col Coni per studiare la divisione delle curve in 4 settori (una delle misure chiave della riforma che sta studiando la task force Ministero-istituzioni sportive) e potenziare le telecamere, consentendo così di evitare di colpire sempre meno gli innocenti. In ogni caso la proprietà Usa viene descritta sempre più sconcertata da queste vicende, anche perché la percezione che si ha all’estero è di razzismo «tout court», cioè quanto di peggio ci possa essere per fare business. Perciò diamo i titoli di coda a De Sanctis: «Purtroppo ci sono delle minoranze che penalizzano tutti. Se sappiamo che il gesto di uno penalizza tutti, bisognerebbe avere la responsabilità di smetterla con queste manifestazioni». Frase troppo poco «provocatoria», è ovvio, per piacere ad un calcio ammalato.