LA REPUBBLICA - L'opera faraonica del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle si strascina dietro anche tutta una serie di polemiche. I più agguerriti sono gli ambientalisti. Legambiente è da tempo in prima fila nella lotta. «Si strumentalizza la passione dei tifosi per una speculazione edilizia», ha detto Lorenzo Parlati, presidente dell’associazione. Nell’area di Tor di Valle ci sono 61 ettari in cui «insistono il depuratore e l’impianto di cogenerazione e teleriscaldamento, disciplinati quali Infrastrutture Tecnologiche — continua — E ancora 31 ettari che oggi sono occupati dall’Ippodromo di Tor di Valle disciplinate quale “Verde Privato Attrezzato” e 97 ettari di aree libere prospicienti all’Ippodromo come Agro Romano». è sulla sostenibilità del progetto che punta il dito Legambiente: «Molte sono le problematiche per l’area di Tor di Valle, che comprende aree agricole e vincolate non suscettibili di trasformazione urbanistica, se non con un’importante modifica dell’attuale piano regolatore. Il progetto infatti, necessitando di una variante, dovrà passare sia dagli organi comunali che da quelli provinciali e regionali oltre che dalle Sovrintendenze».
E rincara la dose Matilde Spadaro del comitato Verde Urbano: «Il parco va tutelato perché è in continuità con l’area fluviale del Tevere e ci sono specifiche tutele paesaggistiche. Ci sono altre zone molto più consone di quella di Tor di Valle». Cerca di mediare il presidente del Municipio IX, Andrea Santoro. «Siamo in attesa di vedere il progetto, siamo pronti al confronto ma l’opera deve rispettare l’equilibrio del quadrante». Da qui tutta una serie di richieste, imprescindibili, per la realizzazione dello stadio. «Servono infrastrutture per la mobilità — continua il minisindaco — La struttura dovrà sicuramente rispondere ad un’esigenza sportiva, ma non deve andare a discapito di chi vive il quadrante. Lo stadio eve essere aperta a tutti i romani, insomma una realtà per il territorio, non una cittadella blindata solo per la Roma».