IL ROMANISTA (V. META) - Dopo Cagliari-Napoli, quando era già abbastanza chiaro che di partite in rossoblù non ne avrebbe giocate molte altre, Radja Nainggolan diceva che «un giocatore non si giudica per dove gioca ma per come gioca». Frase a
Garcia lo ha mandato a fare linterno sinistro in una linea a quattro, nella versione a risparmio energetico che trasforma il 4-3-3 in 4-1-4-1: alla sua destra Taddei, dalla parte opposta Ljajic, qualche passo indietro De Rossi regista arretrato davanti alla difesa. Quasi a dire, ama e fai quello che vuoi, Radja. Invece una certa disciplina tattica lha portato a rispettare i ruoli e le competenze, anche se un marchio di fabbrica ai sessantotto minuti in cui è rimasto in campo non poteva non imprimerlo: il gioco di prima, privilegiato soprattutto quando si trattava di servire Ljajic, abbastanza rapido da riuscire ad arrivare puntuale sul suggerimento di testa del belga a tagliare fuori Castellini. Adem gli avrebbe reso il favore poco dopo, scegliendo lassist in orizzontale invece del tiro in porta, Nainggolan aveva solo limbarazzo della scelta riguardo al palo da mirare, ha scelto una soluzione intermedia e un Fiorillo in serata di grazia ci ha messo una pezza.
Non ha sbagliato niente, anzi. A inizio ripresa ogni volta che controllava la palla e si liberava di un avversario girandosi elegantemente cominciavano a venire giù applausi. Solo un piccolo assaggio, naturalmente, perché la modestissima Samp di ieri non poteva essere più che un esordio soft per prendere confidenza con maglia e stadio. Lesame vero sarà domenica, quando con ogni probabilità sarà chiamato a sostituire lo squalificato De Rossi (che a fine partita ha promosso a pieni voti la prestazione del nuovo compagno con un deciso «molto bene») prendendone il posto al centro della linea a tre. Chissà che per loccasione non si riprenda pure il 4.