IL TEMPO (E. MENGHI) - Prima di andare a Torino, ma nellOlimpico dei granata, Garcia aveva già fatto girar la testa a tutta la Francia, che mantiene il sogno di riportare a casa il tecnico che per cinque anni ha fedelmente allenato il Lille. Ma allora
Il futuro di Garcia passa inevitabilmente dal presente, perché il francese non andrebbe via dalla capitale senza aver vinto nulla e la gara di stasera vale un pezzo di scudetto, anche se non lo dice: «Andiamo a Torino per vincere, come facciamo sempre su tutti i campi. Loro sono programmati per conquistare il titolo in campionato, forse lo erano anche per la Champions. Giocheranno in casa ed è un vantaggio per loro. A parte i romanisti che pensano che possiamo vincere, tutti gli altri ci danno per sconfitti in partenza, quindi abbiamo solo qualcosa da guadagnare e non abbiamo nulla da perdere. Io firmerei per giocare ogni settimana gare di questo livello. Anche se perdiamo o pareggiamo, cè un intero girone di ritorno da fare e ci sono tanti punti a disposizione: il migliore di questa gara forse non sarà il migliore alla fine della stagione».
Paradossalmente Garcia è più in ansia per i possibili due punti di distacco dalla vetta che degli eventuali otto: «Penso ad abbassare un po lambiente in caso di vittoria. Se vinciamo si parlerà di scudetto». E lui quella parola la vuole sentire solo dentro gli spogliatoi, per non creare troppe illusioni al di fuori e lasciare poi migliaia di volti delusi nel caso in cui la magia dovesse svanire. «Totti ha detto che abbiamo una squadra forte e se ci crede lui è più facile per tutti, perché è come un faro», nel senso che si fa seguire. Ed è lui ad illuminare il gioco, ma servirà una squadra compatta e convinta dei propri mezzi per provare a fare risultato: «Dobbiamo vedere anche le partite di Champions della Juventus: abbiamo bisogno di essere concentrati tutta la partita, non solo allinizio. Non deve cambiare nulla se prendiamo un gol o se siamo in vantaggio da subito, abbiamo tutta una gara da giocare, sapendo che loro hanno dei punti forti, come Pirlo che è un giocatore di livello mondiale, e dobbiamo essere molto efficaci. Saremo undici contro undici: ce la giocheremo sicuramente».
A viso aperto: «In Italia si gioca spesso a cinque o a tre dietro. La Juve ha vinto anche perché fa questo modulo molto bene, ma noi giochiamo diversamente. Vogliamo fare la partita ed essere protagonisti di questa gara: risponderemo colpo su colpo. Se siamo secondi è perché abbiamo una fame da lupi».
Il capitolo arbitri lo liquida in fretta: «È una sfida tra due squadre forti, con un grande arbitro che è Rizzoli. Vinca il migliore, non ho altro da dire». È proprio tra le cose non dette davanti al microfono che si nasconde il fascino di questa partita, che intreccia passato, presente e, chissà, anche futuro.