IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Quattro gol li ha presi la malinconica Roma di Luis Enrique; altri quattro quella ambiziosa ma distratta di Zdenek Zeman. Ora tocca a Rudi Garcia testare lo Juventus Stadium, che in questannata diventa
IMPORTANTE NON DECISIVA
È sulla bocca di tutti il refrain: Juventus-Roma è un crocevia decisivo. Specialmente se vince la Juve, che allontanerebbe la Roma di otto punti. «Non penso sia così. Ci sono più di venti partite da giocare. Ma è chiaro che sarebbe più importante vincere. Conterà uscire dal campo con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per vincere». Sul ballottaggio in avanti non si sbilancia: «Per la formazione bisognerà attendere unora e mezza prima della gara. Florenzi? Non ci sono problemi, si è allenato regolarmente e contro la Juventus sarà disponibile al cento per cento». Stessa percentuale, Garcia, la mette sul piatto quando gli si chiede se andrebbe mai ad allenare la Juventus? Chi ha vinto lo scudetto a Roma nel 2001, disse no, poi sappiamo tutti come è andata. Garcia? «Io sono al cento per cento nel progetto-Roma, questa è la risposta più giusta». Che poi non è una risposta al cento per cento alla domanda, ma quantomeno non illude nessuno.
IO E CONTE
La sfida è tra due tecnici che si stimano. «La Juve è programmata per vincere lo scudetto, forse lo era anche per Champions. Hanno due squadre dello stesso livello. Se manca un giocatore ne gioca un altro e non cambia il livello della squadra. Giocheranno in casa ed è forse un vantaggio per loro. Ma per me, a parte i romanisti che pensano che possiamo vincere, tutti gli altri ci danno per sconfitti, quindi abbiamo solo qualcosa da guadagnare, non abbiamo nulla da perdere. Conte? Ci siamo visti qui, abbiamo parlato 5 minuti. Ho molto rispetto per i suoi risultati, ha vinto due scudetti. Non ho molto da dire se non che è un bravo allenatore».