IL ROMANISTA (D. GALLI) - La ristretta delegazione di giocatori si è presentata dal diggì Mauro Baldissoni in mattinata. Perché lo ha voluto Baldissoni, perché lo ha chiesto la Roma.
De Rossi. Totti. I due capitani. Hanno guidato loro la cordata, la rappresentativa, hanno parlato per conto della squadra. I due capitani, e non solo. Cera anche qualche altro elemento di spicco del gruppo. Uomini esperti, con gli attributi, gente che nello spogliatoio romanista si fa sentire. Lincontro con Baldissoni non è stato casuale. Anzi sì. Era in agenda, ma non era previsto ieri, ed era oltretutto la continuazione di un tavolo aperto almeno un paio di settimane fa. Il "sequel" si sarebbe dovuto tenere più avanti, non esisteva unurgenza particolare, si poteva organizzare con calma. Invece no, invece niente, sè fatto ora. Subito. Sè fatto oggi - pardon, ieri - perché ieri, oggi e domani è facile, è facilissimo cedere alla tentazione del disfattismo, al pessimismo cosmico della peggiore specie. Invece no, appunto, a Trigoria hanno voluto dire ai romanisti lesatto contrario: la Roma non molla, la Roma vuole riprendere a vincere, la Roma vuole tornare in Champions e magari vuole anche qualcosa in più. Ma cè di più. Cè che anche la squadra non sè arresa alla sconfitta.
Filtra unindiscrezione gagliarda: la Roma vuole eliminare la Samp per ritrovarsi di fronte la Juve. Il giorno dopo, non cè rassegnazione, nessuno si deprime, nessuno vuole credere che la differenza tra noi e loro siano quei tre gol a zero. Il sentimento prevalente tra giocatori e dirigenti è la rabbia, la rabbia degli sportivi, la rabbia di chi vuole restituire tutto con gli interessi. Sul campo, ripetiamo, solo sul campo. Cose di calcio. La Roma vuole ridare appuntamento alla Juventus allOlimpico. Vuole battere giovedì la Samp per rivedersi coi bianconeri il 21 gennaio e per dimostrare al proprio pubblico, alla sua gente, che la partita per il tricolore non è affatto finita al novantesimo di Juventus-Roma.