GASPORT (M. CALABRESI) - Lunedì, a Milano, all’incontro tra capitani, allenatori, dirigenti e arbitri la Roma ha mandato Morgan De Sanctis. Non un capitano (più di una squadra ha fatto la stessa scelta), ma un leader. Un capitano senza fascia. Uno che non si fa condizionare dalla classifica, che pensa che «per lo scudetto mancano ancora 17 partite ed è presto per parlarne», e dice lo stesso dentro lo spogliatoio, senza telecamere e frasi fatte, richiamando i compagni più euforici all’ordine. Soprattutto i più giovani e quelli non abituati a trovarsi cosi in alto in classifica.
Grandi numeri Non era invece abituata, la Roma, a essere la migliore difesa del campionato: solo sei volte, nella sua storia, ha chiuso la stagione con la porta meno battuta della Serie A. Quest’anno, almeno finora, c’è il pennarello indelebile di Morgan De Sanctis: 11 gol in 21 partite, 0,52 di media. Tra i portieri della Serie A è uno di quelli che ha dovuto parare di meno (47 tiri), chi è sceso sotto quella soglia è solo perché ha giocato meno di lui. Non solo, Morgan è il portiere che per più volte in questa stagione è rimasto con la porta inviolata (13, segue Buffon con 12) e uno dei 9 giocatori della A a non aver saltato neppure un minuto (unica panchina in Coppa Italia, contro la Sampdoria).
Precedenti Paolo Conti, nella stagione ‘74 75, chiuse con 15 gol in 30 partite. «I segreti? Tanti — dice Conti —. Centrocampo organizzato, difesa con la concentrazione al massimo livello, come la Roma di oggi». E la fortuna? «Può aiutarti a chiudere primo anziché secondo, ma in un campionato se non hai la difesa più forte non vinci». Potrebbe avere l’alibi di un calcio diverso, eppure... «Il calcio si evolve in proporzione: cambiano sia gli attacchi che le difese. Arrivare primi oggi ha lo stesso valore dei miei tempi. De Sanctis? L’ho visto esordire a Pescara: un ragazzo poco appariscente, ma equilibrato e straordinariamente concreto. Se fossi Prandelli? Certo che lo porterei al Mondiale».
Giorni nostri Se nel ‘94 95 Cervone e Lorieri fermarono il conto a 25, il precedente più recente è quello di dieci anni fa, la stagione 200304, quella del record di 774 di imbattibilità di Ivan Pelizzoli, sfiorato da De Sanctis. Pelizzoli che, tra l’altro, chiuse a 14 gol (19 complessivi) con la spaventosa media di 0,45 gol a partita (ne giocò 31, Zotti nelle restanti tre subì gli altri 5). «Per essere la miglior difesa serve la squadra perfetta, ma anche la stagione perfetta — spiega Ivan, ora al Pescara —. La mia Roma aveva entrambe le cose, come questa: la sfortuna è aver trovato, in tutti e due i casi, una squadra da record. Quell’anno il Milan, ora la Juve. I presupposti per rimontare, però, ci sono: ci si può e ci si deve provare». La prima volta che la Roma chiuse con la migliore difesa fu nella stagione ‘3031: 32 presenze di Guido Masetti primo portiere (si sarebbe ripetuto nel ‘3536 e nel ‘4142), 2 di tale Leonida Pallotta. Che coincidenza.