IL MESSAGGERO - Sei condanne, tra cui quella di 2 anni e 4 mesi all'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Più una raffica di prescrizioni nel verdetto d'appello del processo a Calciopoli, lo scandalo che travolse il calcio nel 2006 facendo emergere un sistema in grado di condizionare il regolare svolgimento del campionato.
LE ALTRE POSIZIONI
Oltre alle condanne il verdetto di appello ha disposto una serie di dichiarazioni di intervenuta prescrizione delle singole frodi sportive. In particolare per il patron della Fiorentina Diego Della Valle e suo fratello Andrea, per il presidente della Lazio Claudio Lotito, per l'ex dirigente del Milan Leonardo Meani, per il patron della Reggina Lillo Foti, per gli ex guardalinee Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio e per il loro designatore Gennaro Mazzei, per l'ex arbitro Salvatore Racalbuto, e per Sandro Mencucci, dirigente viola, e Mariano Fabiani, ex ds del Messina.
Anche la sentenza di appello, dunque, ha riconosciuto la validità dell'impianto accusatorio. La riduzione di alcune pene rispetto al primo grado (come per Moggi, condannato nel 2011 a 5 anni e 4 mesi) si spiega con la prescrizione delle frodi sportive. Con la sentenza di oggi, la sesta sezione penale della Corte di Appello di Napoli ha riconosciuto l'esistenza di una associazione per delinquere che condizionava gli esiti dei campionati. In particolare i giudici hanno aggravato il ruolo di Pairetto e Mazzini ritenendoli promotori del sodalizio alla pari di Moggi.