IL ROMANISTA (V. VERCILLO) - «Quello che è successo su alcuni media questa mattina (ieri, ndr) è intollerabile, ho già chiarito un anno fa che le telefonate con Gigi Sartor riguardavano solamente un provino di un ragazzo». Poche parole ma dure, quelle di Bruno Conti.
E aggiunge il giallorosso: «Il fatto che a distanza di un anno possa ancora uscire il mio nome infangando così la mia professionalità prima da calciatore e ora da responsabile del settore giovanile dellAs Roma è davvero intollerabile». Ma non è il suo lunico nome a spuntare dalle pagine della stampa a far luce sul caso. Cè infatti anche quello di Claudio Lotito: «Quando uno dice che sono il capo delle scommesse io ci rido» commenta il patron della Lazio. E ancora: «Sto facendo unindagine patrimoniale sulla persona per capire cosa gli posso togliere perché la gente va intaccata nelle cose sostanziali: se uno viene condannato a 2-3 mesi non mi importa niente, se gli sequestro casa o i beni se lo ricorda per tutta la vita».
Questo il punto della situazione: sedici perquisizioni nellambito dellinchiesta "Last bet", in cui sono stati trovati appunti sulle partite incriminate. Nel mirino 90 gare tra serie A, B e Lega Pro dal 2009 sino allultimo campionato. Di Francesco Bazzani, detto il Civ, in carcere a Cremona con laccusa di essere uno dei due Mister X che dirigevano il traffico delle giocate illecite, ha parlato il suo avvocato per spiegarne i rapporti con lindagato Rino Gattuso: «Solo di amicizia, come ne ha con numerosi giocatori del Milan» ha affermato Settimio Biondi. «Bazzani - ha aggiunto il legale - è molto conosciuto nel mondo del calcio, che frequenta poichè è appassionato fin da piccolo». «Alcune persone sono finite nel tritacarne» ha polemizzato il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. «Leggo che avremo tanti sviluppi e che la posizione di Gattuso è marginale. Certamente la visibilità che gli è stata data non è marginale. Ribadita «la massima fiducia e gratitudine» verso la magistratura, Abete ha però parlato di «preoccupazione» per «il rischio di confondere le situazioni che portano allindividuazione di responsabilità. Lessere indagati è una garanzia, ma a livello di comunicazione non ha funzionato». La piega mediatica presa dallinchiesta non piace nemmeno a Damiano Tommasi, presidente dellAssocalciatori: «I nomi più altisonanti hanno avuto spazio maggiore, pur avendo responsabilità minori o nulle. Si è parlato più degli indagati che degli arrestati e questo la dice lunga su come si gestisce la comunicazione».