CORSPORT (G. DOTTO) - Nemmeno esulto al gol di Borriello. Non so se ce la farò a scriverlo questo pezzo. Non credo. Sono più vuoto di un vaso vuoto. Più vuoto della sacca di Babbo Natale il 26 dicembre. Più vuoto della tasca di uno appena derubato di tutto. Si fa sempre più dura. Un esercito di gufi, a cominciare da Lotito. La sorte
Il primo tempo è il solito enigma. Una flemma che hai imparato a interpretare, ma che lascia sempre un minimo dinquietudine. Borriello è un corpaccio generoso ma estraneo. Sembra. La squadra non ha listinto e nemmeno la lezione delle palle alte. Marquinho non sa che farci di se stesso quando parte alto. Pianjc dispensa delizie, Liajic fa buone cose, ma entrambi troppo lontani dalla porta. Il rischio strisciante è che sia cresciuta nella squadra una fiducia eccessiva nel destino, alias secondo tempo, nelle scelte di Garcia, nel cannocchiale di Bompard, nel gol che comunque verrà. Confesso, la fede stavolta vacilla. (...)
E il gol arriva. Quando già mi si sono moltiplicate nella testa le fantasie omicide sui tre juventini schierati al mio fianco, Florenzi inventa quel taglio, lo scarto e la palla per Borriello. Ancora una volta il cambio illuminato di Garcia, ancora una volta lo spartito perfetto. Mancava solo il ragazzone di Napoli e questa era la sua partita. Era scritto. Senza Totti diventa tutto più faticoso ma, dentro questa fatica, la squadra sembra aver trovato risorse che forse nemmeno immaginava di avere. Dalle vittorie di Udine e da questa di ieri sera con il Chievo esce forse esausta ma con una certezza in più sulla forza del gruppo. Lunico gol subito in novecento minuti la dice tutta e lunga su questa forza. Domenica sera a Torino la striscia sinterromperà. Meglio così. Sarà bello ripartire.