Parola d'ordine: caccia alla Roma

14/11/2013 alle 08:36.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Sono bastati due pareggi, non due sconfitte, per veder crollare il mondo, per passare dall’esaltazione alla depressione. E pure dalla prima classe giornalistica alla terza fumatori. Come se la Roma non fosse più in testa alla classifica, come se non fosse la squadra con la miglior difesa del campionato, come se non avesse il secondo miglior attacco, come se non avesse conquistato 32 punti su 36, come se non fosse l’unica del torneo a non aver mai perso

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Sono bastati due pareggi, non due sconfitte, per veder crollare il mondo, per passare dall’esaltazione alla depressione. E pure dalla prima classe giornalistica alla terza fumatori. Come se la Roma non fosse più in testa alla classifica, come se non fosse la squadra con la miglior difesa del campionato, come se non avesse il secondo miglior attacco, come se non avesse conquistato 32 punti su 36, come se non fosse l’unica del torneo a non aver mai perso. Come se, in parole povere, il campionato fosse stato già vinto da chi sta ancora dietro e insegue, come viene raccontato (sperato) da più parti. I tifosi della Roma - non tutti, per carità - dopo il pari con il Sassuolo hanno a torto perso certezze e - in questo caso tutti, per carità - si sono avvelenati. Perché vedono che l’aver vinto dieci partite (più due pareggi) su dodici non è stato sufficiente per staccare la seconda, lontana soltanto un punto. Sono arrabbiati perché chi sta dietro è così vicino (anche) grazie a diversi contributi esterni. E perché hanno capito che, al di là del Bernardini, ormai non si aspetta altro che la sorpassi la Roma per tornare alla normalità.

Una normalità che fa comodo, anzi è indispensabile per chi ne trae benefici in termini economici. Del resto, è sufficiente accendere la tv o andare in edicola per rendersi conto che la Roma capolista è quasi sparita dai titoli d’apertura e di prima pagina perché ormai si punta forte sul sorpasso juventino, e magari prima di Natale. A Torino, ieri, sono - giornalisticamente - usciti allo scoperto accusando la Roma di piangere (quando?) per i torti arbitrali ricevuti, con tanto di (lacunosa, a dire il vero) ricostruzione dei fatti e il “sospetto fuorigioco, seppur millimetrico (ma non erano 21 cm?), sul gol di Llorente”. L’altro giorno Mauro , dopo aver detto che gli arbitri non falsano il campionato, ha spiegato che la Roma non vuol fare a gara a chi alza di più la voce, anche attraverso i media, per far valere le proprie ragioni societarie ma ieri il ha avuto l’ennesima conferma che la caccia al primato della Roma si è già scatenata. E che talvolta parlare di destabilizzazione potrebbe far parte di una tattica studiata a tavolino. Come il 3-5-2.

«I FORTI NON PIANGONO MAI» Per zittire tutti coloro che puntano ad aprire i propri notiziari o le prime pagine martedì 26 con il titolone sul sorpasso della , già in fuga scudetto, alla Roma non resta che battere lunedì 25 il Cagliari. In questo caso, la capolista attuale sarebbe ancora capolista e, anche al di là del Bernardini, si dovrebbe aspettare almeno un’altra settimana per far festa. Nell’attesa, il tifoso della Roma non piange («Piangono i deboli, i forti non piangono mai», cit. Dino Viola) e spera che il regolamento del gioco del calcio, come la legge, sia uguale per tutti. Finora non lo è stato.