Legge stadi alla Camera: ma Letta cosa vuol fare?

29/11/2013 alle 12:28.

REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Il governo Letta ha fatto una pessima figura con l'emendamento-stadi (e palazzetti), presentato e poi ritirato dalla legge di stabilità. Così come il mondo politico ci aveva messo quattro anni (e due legislature, Berlusconi e Monti) per non concludere nulla dopo uno stucchevole palleggio fra Camera e Senato.

 REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Il governo Letta ha fatto una pessima figura con l'emendamento-stadi (e palazzetti), presentato e poi ritirato dalla legge di stabilità. Così come il mondo politico ci aveva messo quattro anni (e due legislature, Berlusconi e Monti) per non concludere nulla dopo uno stucchevole palleggio fra Camera e Senato. Enrico Letta è stato al Coni, davanti al plenum dello sport, il 13 novembre scorso e ha promesso la legge sugli stadi (oltre ad altre cose...). Lo stesso ha fatto Alfano ai presidenti di A cinque giorni dopo. Poi la figuraccia e quell'emendamento, male formulato e subito impallinato. Qualcosa non ha funzionato. Dov'era il ministro dello sport Delrio? Ha tentato di metterci una pezza dopo, ma era ormai troppo tardi. Ora che succederà? La legge-stadi, in teoria, potrebbe essere ritirata a galla alla Camera dove approderà presto la legge di stabilità e dove ci potrebbero essere correzioni e aggiunte. Ma c'è la volontà? Letta vorrà metterci la faccia? Nel mondo dello sport, giustamente, ci sono rimasti male. Al Coni sono furibondi e lo stesso Malagò ha ricordato le "promesse" non mantenute. I presidenti dei club di calcio aspettano di sapere come muoversi: c'è la volontà di costruire stadi nuovi (da parte di Milan, Inter, Roma, Lazio, eccetera) ma bisogna anche capire i tempi di attuazione dei progetti (ora bisogna aspettare 7-8 anni) e il sistema delle compensazioni. Nessuno vuole buttare via i soldi, nemmeno gli americani e i thailandesi.

Alfano, la task force e la resa dello Stato - Lunedì 18 novembre il ministro dell'Interno Angelino Alfano è stato a Milano in Lega di serie A e ha promesso ai 20 presidenti non solo l'emendamento-stadi (vedi sopra) ma anche la creazione di una task force per affrontare l'antico, e mai risolto, problema della violenza negli stadi. Della task force nemmeno l'ombra: al Viminale hanno cose più urgenti da fare e poi non c'è la volontà di mettere mano a tessera del tifoso e biglietti nominativi, al massimo si può vedere di migliorare il sistema di accesso negli stadi (vedi Spy Calcio del 20 novembre). Quello di Alfano insomma è stato solo uno spot. Ma la realtà è un'altra. Violenza strisciante negli stadi e dintorni, prevaricazioni, steward sovente inutili, polizia che (a volte) sta a guardare. Una situazione di degrado, denunciata anche dalla gente perbene. Paganese-Nocerina giocata a 500 km di distanza, in campo neutro, a porte chiuse. Ne ha parlato oggi la Repubblica. E' una vergogna. La resa dello Stato. Non l'unica. A Roma ormai il derby si può giocare solo di pomeriggio. Come mai? Una volta si giocava anche di sera (con 5000 ragazzini in tribuna Tevere...) come succede in tutte le à civili, e organizzate. E' stato fatto un passo indietro. C'è l'impressione che non si vogliano troppe rogne col calcio: basta vedere quando la stessa polizia obbliga gli allenatori (Giampaolo) e i calciatori (quelli del Milan) a "confrontarsi" con gli ultrà dopo una sconfitta. Così è facile gestire l'ordine pubblico... Ma quando mai succede all'estero? E' una resa quando a Torino la Digos fa entrare centinaia di tifosi del senza biglietto e questi sfasciano la tribuna ospiti dello Stadium. Avrebbero dovuto identificarli e dasparli (come succede da altre parti, a Livorno, a Brescia) ma fa più comodo così. Porte aperte e via. Alfano ha fatto il suo spot a Milano, davanti ai presidenti di A. Ora tocca alla Cancellieri che dopo il caso-Ligresti deve rifarsi un'immagine: martedì prossimo presenta al Coni il progetto sport nelle carceri. Come se fosse una priorità. Ma Malagò, si sa, è un buono e le apre le porte del Salone d'onore...

Quel pasticciaccio della discriminazione territoriale - Una sentenza che farà giurisprudenza. Dire "Chi non salta un sannita di merda è..." non è discriminazione territoriale, è "solo" un coro ingiurioso e quindi va punito con un'ammenda e non con la chiusura della curva. Lo ha deciso la corte di giustizia federale dopo l'appello del . Dire invece "senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani" è discriminazione territoriale e quindi va chiusa, con la condizionale, la curva (in questo caso della ). Insomma, un bel caos. Credo che a fine stagione, la Figc dovrà rivedere tutta la situazione. Così non si avanti.