REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Il governo Letta ha fatto una pessima figura con l'emendamento-stadi (e palazzetti), presentato e poi ritirato dalla legge di stabilità. Così come il mondo politico ci aveva messo quattro anni (e due legislature, Berlusconi e Monti) per non concludere nulla dopo uno stucchevole palleggio fra Camera e Senato.
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Il governo Letta ha fatto una pessima figura con l'emendamento-stadi (e palazzetti), presentato e poi ritirato dalla legge di stabilità. Così come il mondo politico ci aveva messo quattro anni (e due legislature, Berlusconi e Monti) per non concludere nulla dopo uno stucchevole palleggio fra Camera e Senato. Enrico Letta è stato al Coni, davanti al plenum dello sport, il 13 novembre scorso e ha promesso la legge sugli stadi (oltre ad altre cose...). Lo stesso ha fatto Alfano ai presidenti di A cinque giorni dopo. Poi la figuraccia e quell'emendamento, male formulato e subito impallinato. Qualcosa non ha funzionato. Dov'era il ministro dello sport Delrio? Ha tentato di metterci una pezza dopo, ma era ormai troppo tardi. Ora che succederà? La legge-stadi, in teoria, potrebbe essere ritirata a galla alla Camera dove approderà presto la legge di stabilità e dove ci potrebbero essere correzioni e aggiunte. Ma c'è la volontà? Letta vorrà metterci la faccia? Nel mondo dello sport, giustamente, ci sono rimasti male. Al Coni sono furibondi e lo stesso Malagò ha ricordato le "promesse" non mantenute. I presidenti dei club di calcio aspettano di sapere come muoversi: c'è la volontà di costruire stadi nuovi (da parte di Milan, Inter, Roma, Lazio, eccetera) ma bisogna anche capire i tempi di attuazione dei progetti (ora bisogna aspettare 7-8 anni) e il sistema delle compensazioni. Nessuno vuole buttare via i soldi, nemmeno gli americani e i thailandesi.
Alfano, la task force e la resa dello Stato - Lunedì 18 novembre il ministro dell'Interno Angelino Alfano è stato a Milano in Lega di serie A e ha promesso ai 20 presidenti non solo l'emendamento-stadi (vedi sopra) ma anche la creazione di una task force per affrontare l'antico, e mai risolto, problema della violenza negli stadi. Della task force nemmeno l'ombra: al Viminale hanno cose più urgenti da fare e poi non c'è la volontà di mettere mano a tessera del tifoso e biglietti nominativi, al massimo si può vedere di migliorare il sistema di accesso negli stadi (vedi Spy Calcio del 20 novembre). Quello di Alfano insomma è stato solo uno spot. Ma la realtà è un'altra. Violenza strisciante negli stadi e dintorni, prevaricazioni, steward sovente inutili, polizia che (a volte) sta a guardare. Una situazione di degrado, denunciata anche dalla gente perbene. Paganese-Nocerina giocata a 500 km di distanza, in campo neutro, a porte chiuse. Ne ha parlato oggi la Repubblica. E' una vergogna. La resa dello Stato. Non l'unica. A Roma ormai il derby si può giocare solo di pomeriggio. Come mai? Una volta si giocava anche di sera (con 5000 ragazzini in tribuna Tevere...) come succede in tutte le città civili, e organizzate. E' stato fatto un passo indietro. C'è l'impressione che non si vogliano troppe rogne col calcio: basta vedere quando la stessa polizia obbliga gli allenatori (Giampaolo) e i calciatori (quelli del Milan) a "confrontarsi" con gli ultrà dopo una sconfitta. Così è facile gestire l'ordine pubblico... Ma quando mai succede all'estero? E' una resa quando a Torino la Digos fa entrare centinaia di tifosi del Napoli senza biglietto e questi sfasciano la tribuna ospiti dello Juventus Stadium. Avrebbero dovuto identificarli e dasparli (come succede da altre parti, a Livorno, a Brescia) ma fa più comodo così. Porte aperte e via. Alfano ha fatto il suo spot a Milano, davanti ai presidenti di A. Ora tocca alla Cancellieri che dopo il caso-Ligresti deve rifarsi un'immagine: martedì prossimo presenta al Coni il progetto sport nelle carceri. Come se fosse una priorità. Ma Malagò, si sa, è un buono e le apre le porte del Salone d'onore...
Quel pasticciaccio della discriminazione territoriale - Una sentenza che farà giurisprudenza. Dire "Chi non salta un sannita di merda è..." non è discriminazione territoriale, è "solo" un coro ingiurioso e quindi va punito con un'ammenda e non con la chiusura della curva. Lo ha deciso la corte di giustizia federale dopo l'appello del Frosinone. Dire invece "senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani" è discriminazione territoriale e quindi va chiusa, con la condizionale, la curva (in questo caso della Juve). Insomma, un bel caos. Credo che a fine stagione, la Figc dovrà rivedere tutta la situazione. Così non si avanti.