IL TEMPO (A. SERAFINI) - La discrezione prima di tutto. Anche se i tempi dell'avventura di Lille sono ormai lontani anni luce, il passaggio capitolino non ha ancora svelato a Garcia tutte le sue sfaccettature. Quelle di un'attenzione mediatica diversa dal comune
I segreti di Trigoria devono rimanere all'interno delle mura del centro sportivo senza che niente venga divulgato all'esterno: rigoroso in ogni piccolo dettaglio (serrande chiuse negli uffici e campi d'allenamento off limits quando la prima squadra lavora), il tecnico giallorosso ha già espresso il suo dissenso nel doversi trovare le prove tattiche sbandierate in tempo reale sui siti internet: «Trigoria è come un groviera, piena di buchi ma li chiuderemo tutti. Se vado sul web mentre sono in campo leggo quello che sto facendo. Se gli avversari sanno quello che facciamo si può perdere una partita», il monito lanciato appena un mese fa.
Scontento più che altro con chi dovrebbe occuparsi delle indicazioni date e tappare i «buchi», non sono bastate al momento assi di legno, colate di cemento tra le crepe dei muri e le numerose reti di protezione per interrompere il costante flusso di informazioni verso l'esterno.
Ieri Garcia ha chiesto di nuovo «collaborazione» per aggirare il conflitto di interessi vissuto tra i tanti cronisti che quotidianamente svolgono il proprio lavoro e il transalpino che non vuole dare indizi agli avversari. Il tecnico vorrebbe i giornalisti lontani almeno il giovedì, quando il lavoro tattico è incentrato sulle prove di formazione della domenica.
La possibilità di aprire frequentemente una seduta alla stampa (come è successo ieri) è sicuramente una novità, nonostante il lavoro riguardi principalmente esercizi di tecnica individuale. Il problema dei «buchi» di Trigoria si è presentato frequentemente nel recente passato, a volte omessi sotto precisa richiesta dell'allenatore per una scelta comune di buon senso reciproco. Allo stesso Spalletti (che chiamava simpaticamente «uomini radar» i cronisti presenti fuori dalle mura di Trigoria) capitò di interrompere l'allenamento e uscire sulla strada per convincere la stampa presente a non divulgare un diverbio (molto acceso) scoppiato tra Aquilani e Panucci.
L'esaltante inizio di stagione giallorosso d'altronde non può permettersi passi falsi dovuti a dinamiche esterne. Minuziosamente concentrato su ogni dettaglio che possa recare danno ai suoi ragazzi, i metodi utilizzati negli anni precedenti da Ranieri e Luis Enrique non sono stati abbandonati: steward di Trigoria controllano il perimetro del centro sportivo muniti di auto elettriche.
Cortesemente viene spesso richiesto di limitare l'uso di foto e video allontanando anche i tifosi che salgono sul tetto delle proprie auto per sbirciare gli allenamenti della squadra.
Capello, nell'anno del terzo scudetto romanista, rispondeva personalmente ai curiosi presenti invitandoli ad abbassare la voce per non deconcentrare il gruppo, Zeman invece aveva già cominciato a studiare una prima bozza di protezione ultimata poi negli ultimi mesi da Garcia.
Senza figli e figliastri, anche all'interno del 'Bernardini' ogni regola è ferrea: le transenne limitano l'accesso ai dipendenti di fronte ai parcheggi dei campi principali, bloccando inoltre il passaggio alle giovanili, che durante il lavoro dei più grandi percorrono il giro più lungo accompagnati da una speciale «navetta».Da entrambe le parti della barricata ogni mezzo continuerà ad essere lecito: ognuno con le proprie ragioni ma con un armistizio in arrivo per non intaccare il prezioso equilibrio creato finora.