IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Sessantotto minuti di sofferenza prima di sbloccare la partita, archiviare anche la pratica Chievo ed entrare di diritto nella storia del calcio italiano. È la Roma di Garcia che butta giù dal trespolo tutto il resto dItalia, non si ferma più e tocca il cielo con una mano. Risponde alle inseguitrici e resta a più
Che sarebbe stata una serata di sofferenza era chiaro sin dallinizio: il trionfo del non gioco del Chievo. Sannino è chiaramente venuto a Roma per non far giocare la capolista, tutti dietro alla palla, chiusi a difendersi sempre con dieci uomini contemporaneamente con il solo Pellissier lasciato sulla linea di centrocampo: inutilmente. Il resto è stata solo rottura, calci, e botte mirate a far innervosire una Roma che nella prima metà di gara ci ha provato da tutte le parti non riuscendo però mai a trovare il pertugio giusto. Poca la spinta sulle corsie laterali, così come la lucidità di Borriello che fatica a trovar spazio e palle in mezzo a quella foresta di uomini. Dietro la Roma, dopo una pennichella iniziale, di fatto non rischia mai perché il Chievo oltrepassa quasi mai la metà campo avversaria e ogni qualvolta lo fa la retroguardia giallorossa è sempre pronta in chiusura.
Il bilancio è di un triste primo tempo, con gran confusione davanti ai pali di Puggioni ma nessuna vera occasione da gol per i giallorossi troppo lenti nella fase conclusiva e un giallo inutile a Castan (diffidato) che gli costerà la trasferta di Torino.
Ma nellintervallo Garcia scuote i suoi che entrano nella ripresa con unaltra testa: anche se la dinamica della gara non cambia granché. Il Chievo sta lì dietro a difendersi con la Roma che prova a passare. Ma il muro di Sannino capitola, come da programma, con una spizzata proprio di Borriello messo in moto da un ottimo inserimento di Torosidis. Fa uno a zero, lOlimpico esplode e la Roma decolla.
Il resto è accademia con i giallorossi attenti a non distrarsi e i tifosi che preparano la festa finale con lingresso sulla pista dellOlimpico dei famosi cinque maghi tirati in ballo da Lotito: la goliardia non ha mai fine. Ma in realtà non è finita, perché il perfezionista Garcia ha in mente anche qualcosa per il post gara. La squadra resta a cena allOlimpico, tutti assieme.