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GASPORT (M. CALABRESI) - Nicolas Burdisso è il primo a sapere che quando decide di parlare, non sono mai parole banali. Motivo, questo, per cui fin qui ha scelto il silenzio, anche per non oscurare il momento della Roma e quello dei compagni che, nelle gerarchie di Garcia, gli sono davanti. Nico, dopo unestate trascorsa con la
Due binari E Burdisso, in campo, è stato il leader di sempre: un po arrugginito, comunque un riferimento, così come lo è nello spogliatoio. Non ha mai avuto peli sulla lingua: lo dimostra distinguendo il momento della Roma dal suo. «Il primato in classifica è una gioia per tutti, e io sono il primo a essere felice», racconta largentino a Roma Channel. «Personalmente, invece, ho vissuto due mesi particolari: non brutti,madiversi. Non sono preparato per non giocare, ed è strano restare dieci partite in panchina. Ma questa esperienza mi è servita per lasciarmi dietro delle cose, più mentali che fisiche. Ora mi sento bene, dopo linfortunio (novembre 2011, ndr) non lo avevo mai detto».
Roma e Mondiale Tutto si può dire, meno che Burdisso sia felice di questa situazione, ma gli interessi della squadra vengono prima: «È nel momento in cui non si gioca che bisogna cercare di fare quello che si è sempre fatto. Garcia, in questo senso, ha lavorato sul gruppo e sul dialogo. La mia esperienza sarà sempre a disposizione, per un consiglio o per parlare con i giocatori più incazzati. E succederà a prescindere dal fatto che giocherò o meno». A Garcia, questa maturità piace tanto, e gli serve pure: motivo per cui lipotesi di una cessione a gennaio (con il Milan alla finestra) sembra tramontata, anche perché gli altri due centrali (Jedvaj e Romagnoli, con questultimo che oggi giocherà in Primavera assieme a Caprari e Ricci) sono considerati acerbi. «La Roma, ora, è una squadra che si sente forte aggiunge . Con questa mentalità, lobiettivo è più vicino, e non è utopia. Non credo che Napoli e Juventus abbiano molto più di noi. E tra poco rientreranno anche gli attaccanti». Dalla Roma passano le chance di andare al Mondiale: «Quando mi sono infortunato, ero titolare in nazionale. Certo che voglio giocarlo». Ha parlato un quarto dora, Burdisso: gli è bastato per farsi capire da tutti.