Brighton, il campo a misura d’uomo

19/11/2013 alle 09:46.

IL MESSAGGERO (M. CONTERIO) - Casa. Sicurezza. Comodità. Vocaboli quotidiani e miraggi distanti. «Modello Brighton». La Manica sbatte sulle scogliere a pochi passi dal Falmer e gli occhi dell'Italia fissano ammirati le colline dei South Downs. Là dove



L'Italia guarda a uno stadio di B inglese. Fa strano, no?

«In Italia c'è un servizio scadente per lo spettatore, noi partiamo dal principio opposto. Il valore storico, per esempio, non è un limite, ma l'opportunità per crescere. Gli spalti ravvicinati garantiscono anche più sicurezza: lo spettatore è ad un passo dal gioco, si distrae di meno, anche il più facinoroso. Poi gli steward: in Inghilterra, è un mestiere, e favorisce il controllo».



La domanda “perché Brighton” sorge però spontanea.

«Il club ha voluto creare la casa del tifoso. Prima c’erano 7000 spettatori, con il nuovo impianto anche 30 mila. È stato progettato in modo stratificato: prima da 22 mila, poi si è visto che c’era sempre sold-out ed è stato ampliato. La Amex è un’esperienza unica: c’è un ottimo rapporto qualità prezzo, grande ospitalità ed è utilizzato sempre: nell’ultimo anno, sono stati organizzati 380 eventi extra calcistici».



Uno stadio a misura d'uomo.

«C'è un'opera di welcoming anche per gli ospiti: nel settore vengono fatte vedere le loro partite, è brandizzato coi loro colori e loghi. Il settore è diviso in quattro zone ed i posti invenduti vengono riassegnati al pubblico di casa. Ci sono zone ospitalità, ed è un'opportunità anche per la à. I tifosi vengono anche due-tre ore prima, questo favorisce l'afflusso ed il traffico, con il biglietto del treno abbinato a quello dello stadio ed aree parcheggio con navette per gli spettatori».



È per questo che l'Italia dovrebbe guardare Brighton.

«Già. Perché la Amex è stata concepita come luogo d'incontro, non di scontro. E di crescita, per tutti: à, club, tifosi. E poi volete mettere essere allo stadio e sentirvi a casa?».