ILTEMPO.IT (E. MENGHI) - Roma-Milan 2-0, 27 giugno 1993. A Città di Castello, gli Allievi Nazionali giallorossi vincevano lo scudetto. La coppia dattacco schierata da Ezio Sella era formata da Francesco Totti e Daniele Rossi (suo il primo gol ai rossoneri).
Loro non ce lhanno fatta. E per motivi completamente diversi. Caterini era considerato più forte di Buffon: era titolare dellItalia U16 che arrivò seconda agli Europei disputati in Turchia nel 1993. Ma prima delle fasi finali prese una botta al ginocchio: «Ai quarti, contro la Spagna, Gigi fece il mostro: parò due rigori e ne segnò uno». Perse il posto in nazionale. Il suo procuratore, Zavaglia (lo stesso di Totti), si presentò con unofferta del Guidonia: «Mi avrebbero dato 300 mila lire al mese». Caterini non poteva credere che lunico club interessato a lui militasse in Eccellenza e cominciò a sospettare che lagente ci guadagnasse molto più di lui. Prese un appuntamento con Bruno Conti, ma tamponò e non ebbe il coraggio di richiamarlo. Era svincolato e, soprattutto, solo. Ora Caterini fa il geometra.
Capponi è rimasto nellambiente: è il preparatore dei portieri delle giovanili della Lazio. Il cuore, però, è rimasto fedele alla maglia giallorossa. Quella che ha avuto lonore di sfoggiare al Bernabeu, pur subendo 4 gol dal Real Madrid che aveva invitato la Roma alladdio al calcio di Butragueno. Mazzone laveva portato in ritiro con la prima squadra, il padre gli aveva raccomandato di comportarsi bene: «Gli ho fatto il lavaggio del cervello, ma non è stato abbastanza». Due ritardi e una chiacchierata con una ragazza fuori dallhotel hanno riportato Capponi in Primavera. «Ho visto menefreghismo», la motivazione di Mazzone. Per Scala fu punito in maniera eccessiva: «Si meritava una seconda chance». Ormai aveva il marchio dello «scartato» dalla Roma.
Daniele Rossi aveva la testa a posto, ma la sfortuna gli si mise di traverso. Gli si girò il ginocchio e il crociato si sfilacciò. «Operazione riuscita», recitava il bollettino medico. Ma non era vero: cera una vite messa male. «Mi volevo buttare dalla finestra, ma abitavo al primo piano». Battuta a parte, la depressione lo costrinse al ricovero in clinica. Ora insegna calcio ai bambini, oltre a fare il cameriere. Lui che faceva bella figura pur giocando accanto a Totti: «È il più forte di tutti i tempi. Ci andavo anche a scuola insieme. Non era una cimaà». Nessun rimpianto alla fine. Malgrado tutto, Daniele, Marco e Andrea lo rifarebbero.