La prima di Morgan

12/10/2013 alle 10:33.

IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Pur di venire a Roma ci ha rimesso di tasca propria, rinunciando ad alcuni premi maturati con il Napoli e attendendo almeno due settimane nel ritiro di Dimaro che il presidente De Laurentiis lo liberasse. Un sottile braccio di ferro psicologico al quale De Sanctis non si è però sottratto. Proprio in quei giorni,

 
UN SOLO GOL
In realtà c’è voluto molto meno. E questo non solo per il gol al passivo subito in sette giornate di campionato, che rende la difesa della Roma la meno battuta in Europa a pari merito con quella dell’Olympiakos. Quello che è piaciuto di , è stato soprattutto capire immediatamente la realtà nella quale si trovava. La scintilla con il pubblico romanista è nata il giorno dell’Open Day. Non è da tutti, appena arrivato, con uno stadio stracolmo di passione ma reduce anche da due anni di delusioni, suggellate dal ko in coppa Italia contro la Lazio, prendere il microfono e promettere: «Rialzerete la testa, saremo noi in mezzo al campo a rappresentarvi con orgoglio. Statene certi». Ruffiano? No, semplicemente carattere da vendere. E questo, nonostante avesse annusato l’aria di scetticismo nei suoi confronti, dovuta soprattutto all’età e al fatto che il avesse deciso di voltar pagina prendendo Reina e Rafael, di fatto scaricandolo.
 
SFIDA AL PASSATO
Già, il . Quattro anni indimenticabili che vedrà trascorrere in un attimo quando venerdì scenderà in campo. Curiosità vuole che come avversario non l’ha mai affrontato in tanti anni di carriera: non è accaduto, infatti, né quando militava nella , tantomeno quando giocava con l’Udinese o il oppure quando si è trasferito all’estero nel Siviglia o nel Galatasaray. Lo incrocerà consapevole che la sua piccola rivincita se l’è già presa. Di Morgan, infatti, si diceva che fosse sul viale del tramonto, che addirittura di notte ci vedesse poco. Fatto sta che nel big match dell’Olimpico, arriverà da meno battuto della serie A ma anche da meno impegnato. Lo dicono i dati della Lega: Pegolo a parte (che però ha giocato solo tre gare su sette), l’abruzzese è quello che è dovuto intervenire di meno (14 volte, due di media a partita, segue Marchetti con 15). Tuttavia quelle poche volte che è stato chiamato in causa, è stato decisivo. Come a Genova, quando ha salvato la porta della Roma sullo 0-0 (tiro di Gabbiadini) oppure a Milano facendosi trovare pronto sul colpo di testa ravvicinato di Alvarez o sulla conclusione – apparsa ai più innocua ma insidiosa – di Taider che gli è rimbalzata davanti a non più di due metri e mentre era già proteso in tuffo. Ora tocca a Higuain e all’amico Hamsik: l’ennesima sfida è già lanciata.