Tra ricordo e incubo, alle fine ecco le lacrime

23/09/2013 alle 09:30.

IL MESSAGGERO (P. MEI) - «Me sò messo a piagne’», sorrideva con la bocca che andava da un orecchio all’altro il ragazzo che appena fuori dal cancello dell’Olimpico aveva il campo sufficiente alla prima telefonata della liturgia del sollievo romanista. «Acqua e birra, acqua e birra» cantilenava a voce alta l’ambulante pronto all’ultimo affare

 
LE BATTAGLIE AEREE
La vigilia era un po’ così, dopo le battaglie aeree dell’estate: erano i laziali che ci avevano ricamato su, e chi non l’avrebbe fatto, su quel derby di una Roma imbelle e rassegnata, erano i romanisti che sapevano che questi novanta minuti d’attualità mai avrebbero cancellato quelli, ma sarebbe stato pur sempre qualcosa. Qualcosa con cui stuzzicare gli amici laziali fino al ritorno: magari quelli avrebbero risposto sempre con quella data e quella faccenda, ma un po’ avrebbero rosicato pure loro. Passava nel nulla il primo tempo; poi arrivava il gol di Balzaretti, e queste sue erano forse le più interessanti emozioni del giorno, lui il più criticato d’allora.
 
IL MINUTO DI LULIC
Poi arrivava pure il minuto 71, quello del gol di Lulic. Lo anticipavano l’ohhhh che fanno le curve al gol che viene dalle radioline e s’accendevano luci biancorossoverdi in curva Nord. Ma s’era ormai accesa la Roma. E ora c’era il ribaltone. Degli ultimi derby e delle emozioni. Quasi ovvio, cromaticamente, che la depressione avesse un pallido colore biancoceleste e l’entusiasmo un fuoco (fuocherello: è solo un derby) rosso e giallo. I clackson che suonano sono quelli dalla parte del Maresciallo Giardino e non del Ponte Milvio.