IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un indiano in città. Il mistero delluomo asiatico che domenica ha seguito il derby al fianco di Pallotta è presto svelato. «È un mio amico che vive a Londra - ha spiegato il presidente romanista prima di ripartire da Ciampino ieri pomeriggio - non un arabo: lui è indiano»
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un indiano in città. Il mistero delluomo asiatico che domenica ha seguito il derby al fianco di Pallotta è presto svelato. «È un mio amico che vive a Londra - ha spiegato il presidente romanista prima di ripartire da Ciampino ieri pomeriggio - non un arabo: lui è indiano». E con il futuro della Roma sembra che non centri davvero nulla. Lo stesso dovrebbe valere per il figlio del principe saudita erede al trono Salman bin Abdulaziz al Saud, che Unicredit aveva invitato allo stadio. Anche lui vive a Londra e tifa Roma, è già passato qualche volta per lOlimpico senza attirare la minima attenzione, ma domenica è rimasto bloccato in Inghilterra per altri impegni. Allo stato attuale non risulta alcuna trattativa tra Pallotta e la famiglia reale saudita sulle quote del club giallorosso, ma la ricerca di partner in giro per il mondo è una missione mai interrotta. Se ne occupa dagli States lex ad del club Mark Pannes, che è rimasto un assoluto protagonista nei vari progetti avviati per costruire una Roma ancora più grande. E più ricca.
Intanto domenica è arrivata la prima vera soddisfazione per i proprietari americani. Un derby vinto era unemozione da provare a tutti i costi. «Sono contento per i giocatori per il mister e per Sabatini - racconta un raggiante Pallotta - adesso tutti sanno che insieme possiamo fare bene». Non vincere subito, magari, ma cercare di tornare in Europa dopo tre anni di Purgatorio. «Ho sempre detto che la Roma è una grande squadra che deve competere a livelli top, non ho cambiato idea». La Champions è una priorità, il nuovo stadio idem, ma il percorso per iniziare almeno a costruirlo è lungo e tortuoso. «Non è così difficile come dite, stiamo andando avanti a lavorare» taglia corto il presidente per nulla preoccupato dai dubbi espressi qualche giorno fa da Fiorentino (vice direttore generale di Unicredit) a proposito della fattibilità del progetto. «I media hanno fatto disinformazione sulle parole di Paolo, non ha mai detto che è difficile costruire lo stadio» assicura Pallotta ai cronisti di Radio Radio e Centro Suono che lo intercettano fuori dallaeroporto. Ieri è partito verso Londra dove lo aspettano impegni di lavoro. «Torno subito a Roma» dice Jim a cui non mancano gli amici nella capitale inglese. Uno indiano sicuramente.