IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Sono stato costretto a lasciare la Roma. Non potevo proprio restare: minacce, insulti, cattiverie e scritte sotto casa». Osvaldo, per la prima volta da quando è volato in Inghilterra, torna parlare della sua esperienza nella capitale, interrotta traumaticamente dopo Ferragosto. Ammette di aver sbagliato la
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«A chi mi mostra rispetto ricambio con il rispetto. Altrimenti no. Io sono fatto così» insiste Osvaldo. «Il tifoso normale mi ha sempre mostrato affetto, anche quando ero contestato. In tanti si sono sempre comportati nel modo giusto. Lo stesso hanno fatto i miei compagni. Altri tifosi, una minoranza, mi hanno preso di mira. Sono persone che vivono male il calcio: non accade solo a Roma, ma non dovrebbe essere così. Ora che sto in Inghilterra mi accorgo che in Italia siamo indietro, perché facciamo così poco per affrontare e risolvere queste situazioni. E finisce che diventano normali, pensate un pò. Io, ancora oggi, sono convinto di non aver fatto nulla per meritare tutte quelle cattiverie. Non mi pento di nulla: che cosa ho fatto?». Tre mesi e mezzo fa lo strappo definitivo: «Dopo la finale ero arrabbiatissimo. Sono entrato negli spogliatoi con la voglia di spaccare tutto e non mi sono reso conto nemmeno di quello che stavo facendo. Quando sono arrivati i compagni, era troppo tardi. Il mio è stato comunque un gesto brutto». Dal Southampton alla Nazionale. «Sono conteno e orgoglioso di essere qui, mi fanno piacere le parole di Prandelli, ha detto che mi considera importante. Con Balotelli sto bene pure fuori del campo. E sono contento dellInghilterra. Ora sono sereno grazie alla nuova società e al gruppo. Volevo fare unesperienza allestero, la cosa migliore per me. Devo adattarmi. E segnare. Ma ci vuole tempo».