CORSPORT (M. EVANGELISTI) - Bugiardo con tanto di licenza. E con benemerito dolo. Rudi Garcia sa esattamente che cosa bisogna dire e che cosa no alla vigilia di un derby. Benché ancora imbrigliato in una lingua n
Certo che gli è chiara la situazione. In Francia cè un derby del Nord tra cupi tessitori di stoffe e marinai spacconi che quanto a volersi umiliare reciprocamente sul campo vale quello di Roma. Lui da allenatore ne ha vissuti quattro, pareggiato uno e vinti gli ultimi tre. «Lilla e Lens. Guardate che i 45.000 spettatori che noi di Lilla trovavamo in trasferta meritano di essere visti». Lì ha imparato. A mentire, ma pure che i calciatori vanno meglio se pensano ad altro e magari si divertono un po. «Il derby non si gioca, si vince». E questo serve a tracciare solchi negli stati danimo da coltivare in seguito con pazienza e levità. Torelli competitivi, partitelle a ostacoli, calcio-tennis con pizza in palio. «In allenamento giochiamo un po. Inutile mettersi a parlare del derby a ogni momento e ogni angolo. Tutti sanno che non è come le altre giornate di campionato». (...)
Non chiede rabbia. Chiede esattezza, sostegno, solidarietà reciproca, lucidità. «Sinora non è accaduto, però prima o poi ci troveremo in situazioni complicate. In questa partita deve succedere, è scontato. Ma a un certo punto del pomeriggio, forse allinizio, forse alla fine, forse nel bel mezzo, la Lazio sarà stanca. Io conosco queste settimane in cui si gioca tre volte. Bisognerà approfittarne». Vuole una squadra che gli somigli, di uomini Rudi.