Così il Napoli provò a scippare Lamela

15/09/2013 alle 11:22.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Così fan tutti e non hanno neppure bisogno di nascondersi. Il caso dell’offerta del Napoli a Erik Lamela è solo uno dei tanti esempi. Con una differenza: la Roma, per bocca di Walter Sabatini, lo ha denunciato, salvo poi gettare acqua sul fuoco. Ma potrebbe essere troppo tardi per evitare l’intervento della procura federale

La ricostruzione della vicenda non è poi così complessa. Tutto è iniziato a campionato ancora in corso, quando Aurelio De Laurentiis, sfruttando i suoi canali preferenziali con Unicredit , ha contattato Paolo Fiorentino, vice della banca co-proprietaria del club di Trigoria nonché consigliere d’amministrazione della Roma (ma tifoso del ...), per trattare l’acquisto di Lamela e Marquinhos. «Ho offerto alla banca 40 milioni per averli entrambi, ma lì c’è un certo Fiorentino che vuole vendermi Osvaldo a tutti i così» ha raccontato a inizio giugno De Laurentiis, che nel 2004 ha rilevato la società ormai fallita dal Tribunale grazie a un fido da 32,1 milioni concesso da Unicredit. La banca ha girato la questione a & Co., che non si sono mai seduti al tavolo con i dirigenti napoletani.

A questo punto entra in scena Riccardo Bigon, direttore sportivo del club di De Laurentiis, che a luglio incontra il padre di Lamela e gli mette sotto il naso un’offerta irrinunciabile. E vietata. All’insaputa della Roma, ovviamente, che viene poi informata dal procuratore Sabbag, molto legato al direttore sportivo giallorosso. «Lamela è stato aggredito da una società italiana - ha confermato venerdì senza però citare il - che gli ha fatto una proposta faraonica: un salario di 3,5 milioni netti per 5 anni e una grossa commissione per il padre, credo di 2 milioni. Quando è successo questo, abbiamo perso il giocatore».

La testa di Lamela è cambiata, le sue richieste per rinnovare il contratto sono diventate eccessive per la Roma e il suo impegno in allenamento è scemato. Durante la tournée americana di agosto ha dato chiari segnali di insofferenza, lo ha ripreso più volte, idem nel corso dell’amichevole con il Chelsea perché non lo aiutava a coprire la fascia. Così, messo di fronte a un bivio dalla società, l’allenatore non ha avuto dubbi: se si deve cedere per forza uno tra Lamela e , meglio il primo. Detto, fatto: l’«amico» Franco Baldini si è portato il Coco a Londra, pagando 30 milioni di euro più 5 di bonus e garantendo al ragazzo (e alla famiglia) più o meno lo stesso trattamento che gli aveva offerto il .

Tutti felici e contenti? No, perché, come ammesso da , Lamela poteva essere ceduto a un prezzo più alto se la Roma si fosse decisa prima. Il Monaco aveva offerto 40 milioni, si poteva arrivare a 45 con i bonus, più del doppio di quanto era stato pagato l’argentino due anni fa: 19 milioni, commissioni comprese. La denuncia proveniente da Trigoria ha scosso il , che non è potuto però intervenire in quanto mai chiamato in causa ufficialmente. E eri ha cercato di spegnere il caso: «Non ho fatto nessun riferimento a qualcosa di deteriore che abbia fatto Erik o la famiglia del giocatore - ha spiegato il ds a Sky - inoltre non ho mai nominato il , ma di sicuro l’entourage di Lamela è stato avvicinato da tanti club. Parlare di aggressione è stata una mia esagerazione verbale, queste cose fanno parte del nostro lavoro». Sì, così fan tutti. Anche la Roma. Ma stavolta è stata incudine.