Caro Totti, ti ricordi Cassano? C’è lui tra la Roma e il primato

16/09/2013 alle 10:17.

GASPORT (A. PUGLIESE) - Si sono amati e poi lasciati, arrivando anche quasi ad odiarsi. Poi, dopo essersi chiariti, si sono spesso ignorati, limitandosi ai saluti di rito e lasciando spazio al rispetto reciproco

GASPORT (A. PUGLIESE) - Si sono amati e poi lasciati, arrivando anche quasi ad odiarsi. Poi, dopo essersi chiariti, si sono spesso ignorati, limitandosi ai saluti di rito e lasciando spazio al rispetto reciproco. Stasera ed Antonio Cassano si ritroveranno ancora una volta contro. È già successo negli anni passati, ma stavolta ha un sapore diverso. Un po’ perché la Roma (che non vince le prime tre partite consecutive dal 200708) per agganciare il in vetta deve dare una spallata proprio ad un ex di lusso come Fantantonio, un po’ perché è la partita che segna un anniversario, quello dei dieci anni dal punto più alto della coppia TottiCassano, quella che nel 2003 sembrava poter disegnare il futuro del calcio azzurro. «Cassano e sono il futuro dell’Italia», diceva in quei giorni Fabio Capello, che i due se li è goduti per un po’ varando la formulafantasia, ma dovendo fare anche i conti con le tante «cassanate» giallorosse.

IL FLOP CON LA SAMPDORIA - Se stasera la Roma vince, dunque, torna in vetta tre anni e mezzo dopo l’ultima volta, quel 18 aprile 2010 che anticipava la sfida casalinga (poi persa per 12) con la Sampdoria di Cassano. Già, proprio Antonio, che in quell’occasione pennellò un assist al bacio per il temporaneo pari di Pazzini (dopo il gol iniziale di , in un Olimpico che sognava ad occhi aperti). Quel k.o. fu la buccia di banana su cui la Roma perse lo scudetto e Cassano ci mise lo zampino decisivo. Festeggiò, il barese, proprio in quello spicchio di campo dove in precedenza era abituato a spaccare le bandierine a calci. E festeggiò perché, in cuore suo, le rivincite erano infinite: dalla Roma a , appunto, con cui l’amore iniziale si era trasformato in litigi (nati per i cachet per una comparsata in un programma televisivo).

DAL DOPPIO BACIO AL GELO - Eppure, da quando arrivò a Roma nel 2001, fu proprio ed il suo entourage a prendere sotto l’ala protettrice Cassano, mamma Giovanna e l’inseparabile Nicola (il cugino di Antonio). Antonio non faceva niente senza Francesco, ammirato come un Dio in terra. Così tanto che prima di ogni partita Antonio e Francesco avevano un dolce rito, quello del doppio bacio portafortuna. Ed, in effetti, di fortuna gliene portava a tutti e due, visto che con Giovanni Trapattoni proprio nel 2003 cominciarono a comporre la coppia d’attacco azzurra (o uno dei due in alternativa a Vieri). Poi, dopo il litigio e l’autobiografia di Cassano (che provocò più di qualche prurito a ), ecco il grande gelo: Francesco e Antonio a lungo si sono appena salutati, anche se ne negli ultimi tempi i rapporti sono tornati ad essere migliori di prima. Ancora oggi Antonio a fine gara regala la sua maglia a Francesco (è successo con la Samp, l’Inter e il Milan) e ne parla sempre bene, proprio come che — appena può — non lesina complimenti all’ex amico. Ma niente a che vedere con l’amore di quegli anni lì, ovviamente, che proprio nel 2003 visse un apice che sembrava poter essere senza fine.

E DONADONI - « e Cassano hanno fatto percorsi diversi, masono entrambi giocatori talentuosi, di spessore e al di sopra della media—ha detto ieri Roberto Donadoni, che con il capitano giallorosso non ha avuto mai un rapporto d’oro in nazionale —. Stasera chi dei due avrà più fame e riuscirà a trasmetterla ai compagni farà realmente la differenza». , ovviamente, si augura che alla fine sia e non Cassano. Perché arrivare al derby da capolista vorrebbe dire alimentare le pile dell’entusiasmo giallorosso e perché agganciare in vetta proprio il che ha «aggredito» Lamela è una cosa che piace a tutti, a cominciare dall’ambiente societario. Di mezzo, però, c’è ancora una volta Cassano, l’ex pupillo di Francesco. E qui l’amicizia non conta più, contano i punti, la fame ed il talento. Senza gelosie, ma con la voglia di dimostrarsi più bravo dell’altro. Perché alla fine un decennale è sempre una festa. Ma, stavolta, non per tutti e due.