Rudi deve sfatare il tabù dei tecnici debuttanti

22/08/2013 alle 10:01.

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Risorti, Brunella, Andreoli, Matteini, Salar, Schiavetti, Kriezu, Dagianti, Amadei, Jacobini, Urilli. I numeri, sono rigorosamente dall’1 all’11, è la Roma del campionato 1945/1946, in panchina un allenatore esordiente nella serie A, Giovanni

ÈRA MODERNA

Anno 1984, l’eredità (pesantissima) di Niels Liedholm viene presa da un altro svedese, Sven Goran Eriksson, rubato da Dino Viola al Benfica. Calcio offensivo, idee innovative: settimo posto al primo anno. Viola crede in lui e infatti l’anno successivo sfiora lo scudetto, che Sven vince a Roma, ma con la Lazio, qualche anno dopo. Non parliamo di quello che ha fatto Carlos Bianchi, ingaggiato esattamente dieci anni dopo da Franco Sensi. Arriva dal Velez con cui aveva conquistato il mondo. A Roma viene esonerato a metà stagione. Nessuno lo ha mai rimpianto da queste parti. Dall’esonerato Bianchi al dimesso Rudi Voeller, arrivato in soccorso della sua Roma per espressa volontà di Franco Baldini che aveva appena perso Cesare Prandelli. Rudi esordisce con una vittoria, poi due sconfitte, un pari e un non ce la faccio più. Arrivederci. L’ultimo esordiente in A sulla panchina giallorossa si chiama Luis Enrique. Settimo posto, due derby persi, tante figuracce. Maluccio anche lui.

ESORDIENTI DIVERSI

Non inseriti nella lista tutti quegli allenatori, sì esordienti, ma subentrati in corsa. E sono, in ordine di apparizione, Luis Mirò (1963), Naim Krieziu (1964), Luciano Tessari (1974), Luciano Spinosi (1989), Bruno Conti (2005), Vincenzo Montella (2011) e Aurelio Andreazzoli (2013)