LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Ferragosto è lontano, ma a Roma vanno ancora di moda le partenze intelligenti. Lultima in ordine di tempo ma sulla definizione i tifosi romanisti avrebbero almeno da ridire è quella di Erik Lamela, vicino, vicinissimo a lasciare Roma per volare a Londra: lo aspetta il Tottenham, con cui la scorsa notte
Più complicato convincere della bontà delloperazione lumore dei supporter romanisti, spalmato su cinquanta sfumature di grigio: dalla perplessità alla delusione fino alla rabbia per un mercato che sembrava proiettare la Roma a ridosso della corsa scudetto e ora torna ad alimentare timori di unannata in chiaro-scuro. Come le ultime. Eppure a fine estate le operazioni più nobili in uscita appena verrà conclusa quella dellargentino avranno fruttato qualcosa come 75 milioni di euro. I conti sono facilissimi: 27,4 Marquinhos, 15 più 2 di bonus Osvaldo, una trentina Lamela. Un terzetto che negli ultimi due anni era stato acquistato per 37 milioni, sostanzialmente la metà esatta. Vuol dire che il biennio di fallimenti è servito almeno a valorizzare il parco calciatori raddoppiandone il valore. Anche Marquinho ringrazia: prima ancora del collega argentino, sarà lui a lasciare Roma per volare a Torino, erede di Giaccherini nella Juve di Conte.
Ma quale spirito muove le fila del mercato romanista? Svezzare i giovani per cederli come lUdinese, o vendere per comprare campioni? Come previsto Torres è destinato a restare un sogno, i nomi in corsa, da Demba Ba del Chelsea a Adrian dellAtletico Madrid fino ai semi sconosciuti Rebic (Spalato), Stocker, Adili (Basilea), non infiammano ambizioni e speranze. Ma i conti impongono tagli drastici: i mancati ricavi delle coppe europee per il terzo anno di fila, gli oltre 40 milioni di rosso sul mercato delle ultime estati, cifre da coprire con sacrifici anche dolorosi. Pallotta lo ha imposto durante il vertice di Boston, pensando magari anche ai rinnovi di contratto di Totti e Pjanic: nuovi costi da sostenere. In un modo o nellaltro.