Gioia De Rossi «Sono tornato»

26/08/2013 alle 09:39.

CORSPORT (M. EVANGELISTI) - Lui non conta i giorni. Ma conta gli amici. Daniele De Rossi, 469 giorni più tardi. Alla sua età è la differenza tra il sentirsi veterani oppure no. Più di un anno senza segnare. Con la maglia della Roma, beninteso. In Nazionale ne ha fatti cinque. Più di lui, non necessariamente meglio di lui, solo

Lì in mezzo al mucchio è stato visto anche Lamela, presenza non documentata ma probabile. Perché no, in fondo? Si è sentito anche John Arne Riise, via :  "Daje Roma, grandi e " . Daniele e Alessandro, Capitan Futuro e l’ex barista che non si ferma mai, la spina dorsale romana della squadra insieme con .  «E’ un aspetto della faccenda che mi piace, una forza in più che sentiamo dentro» , ha raccontato . (...)

 
DOVUNQUE - Adesso il piccolo Alessandro della Roma sta diventando Magno e adulto e sicuro. Non ha più paura di perdersi per il campo.  «Fatemi giocare dove volete, in porta, a destra o a sinistra, intermedio o di punta, l’importante è esserci. L’allenatore mi chiede di arrivare in area e io obbedisco. Mi piace. Il dolore alla spalla è già passato. Domani (oggi, n.d’i.) mi rivedo la partita. Bardi è un eccellente, ha un avvenire assicurato. Però non è riuscito a prendere il mio tiro migliore». L’angoscia va svanendo. E’ questo che ha vissuto la Roma per tre mesi, a goccia a goccia fino al pomeriggio di ieri.  «Fino alle cinque - dice -  Poi abbiamo dovuto dimenticarci l’ansia e venire allo stadio e giocare questa partita. Adesso non siamo più angosciati. Siamo una squadra. Lo stiamo diventando, almeno. Teniamo palla, non la lasciamo agli avversari e quindi siamo più lucidi al momento di affondare. Adesso basta, non esaltiamoci. Buona partita e qui finisce»
SEGNALI - Questo è ciò che , i tifosi, tutti i giocatori vogliono dire e vogliono sentire. Niente depressione, niente entusiasmi prematuri, solo una sana gioia di giocare. Anche , l’altro pilastro romano che sostiene la squadra, è su questa linea:  «Abbiamo dominato, non abbiamo preso gol come ci capitava lo scorso anno. I segnali sono questi. Però vincere a Livorno non significa nulla. Abbiamo appena cominciato» . Da capo. Con un allenatore nuovo. «Non giudico , non ancora. Troppe volte ho parlato presto degli allenatori e ho sbagliato. Posso dire che la squadra aveva un’identità con Luis Enrique, l’aveva l’anno scorso e adesso vedo una formazione che è un mix di tutti i pregi delle precedenti». Ha segnato dopo tanto tempo, in uno stadio che conosce da tanto tempo, monumento di architetture passate in un calcio che cerca troppe strade strane per rinnovarsi.  «Lo amo. E’ il primo in cui ho messo piede, insieme con mio padre» . (...)