Entra Totti, è il delirio: «Sei Capitan America!»

09/08/2013 alle 10:25.

CORSPORT (M. EVANGELISTI) - Dicono sia il calcio che saluta se stesso. Un’epoca al tramonto che si celebra disgregandosi, con tutti i rituali del caso. Può essere. Però è intinta nella nostalgia questa considerazione



non ha inserito nella formazione di partenza per l’amichevole con il Toronto. Aveva avvertito gli amici canadesi: «Devo tenere conto del fatto che tra pochi giorni abbiamo un’altra partita difficile e veniamo da un’altra fatica con la All Stars» . Non è stato neppure un dolore per la gente che ha quasi riempito lo stadio, 18.000 persone nonostante i prezzi esosi (da 42 a 140 dollari locali, che valgono poco meno dell’euro). Tanti italiani di prima, seconda, terza generazione, asiatici, caucasici borghesi, fan del calcio com’era e come sarà quando l’America verrà davvero imbevuta della sua cultura, a gridare per le azioni dell’una e dell’altra parte, ma soprattutto per l’esplosione di energia che ha catapultato fin sulla linea di fondo e per il decollo di Borriello

EROI - Può bastare. Per un tempo. Ma se 20.000 persone si radunano per festeggiare Del Piero e se 18.000 si raccolgono in uno stadio che scava spazio tra le foreste di grattacieli e cominciano a gridare il nome di , e , c’è solo un capitano pronunciato con la tendenza a chiudere in i tipica dell’accento anglofono, allora significa che quell’epoca non è ancora completamente tramontata. Che non c’è troppa differenza tra la memoria e la realtà e che la memoria può vincere. 

 

, , e alla fine si è rassegnato a farlo entrare e lui si è tolto il fratino giallo con il gesto sapiente di un attore che conosce la velocità con cui si apre la porta che lo condurrà in palcoscenico e quanti centimetri di volto lasciar intravvedere prima dell’ingresso sulla scena. Il pubblico ha i suoi diritti, il presidente americano ha i suoi diritti «e noi siamo ben felici di fargli fare bella figura» , spiega che ha i suoi doveri. Poi in fondo per chi ama il calcio che tocca il pallone è sempre un bel vedere. ama il calcio. Sa di che cosa si parla quando si parla di classe.



In generale, da queste parti credono agli eroi. Anche chi non ci credeva ha dovuto cominciare. I giornalisti di Toronto sono stati costretti a capire. Ascoltavano le grida e dicevano: «Invocano il gladiatore. Sembra di essere al Colosseo» . Nessuno di noi è mai stato in quel Colosseo a quel tempo, però alcuni hanno letto i documenti e sembra che sia proprio così, la folla chiamava, il campione rispondeva. Chi è grande a combattere colpisce con movimenti leggeri, incapaci di trasmettere violenza e paura finché l’arma non arriva a segno e reclama una vita.

 
RECITA - per fortuna non deve fare del male a nessuno, neppure al pallone. Niente rollerball, solo calcio allo stato puro. Recita gioco. Lo recita nelle partite accese, figuriamoci in questa. Al primo tocco innesca l’azione di tacco, al secondo scava la difesa del Toronto liberando , al terzo affloscia di piatto un lancio secco domandolo a favore di Tallo, al quarto tira in porta e stordisce un centrale. Una fantasia di tutti i suoi successi. I compagni vorrebbero farlo segnare e gli servono anche palloni tossici. Lui ringrazia comunque e ci prova. Il calcio è lì e gli occhi dei giornalisti diventano sempre più . D’accordo, gli eroi esistono. Quelli che non tradiscono mai. Sei Capitan America, gridano a dalla curva diritta sotto la porta del Roberts, che fa pure bella figura non lasciandosi sorprendere da una cucchiaiata troppo bassa. è abituato a ogni festeggiamento, come Del Piero, simboli di un’epoca in cui l’amore contava e che non hanno alcuna intenzione di diventare troppo moderni. «Il mio cuore è della Roma» , mormora Francesco battendosi la mano sul petto. Sempre con quell’aria da dove sono capitato. Sempre con quel ghigno nascosto che risponde: so esattamente dove sono e mi piace.