CORSERA (G. PIACENTINI) - Che quello di Livorno non fosse il più probante dei test lo si sapeva anche alla vigilia. Che ci fosse apprensione per un risultato negativo che avrebbe potuto rendere ancora più pesante il clima intorno alla Roma, pure. Bastava guardare le facce dei dirigenti giallorossi - dal vicepresidente Joe Tacopina al
I tre punti allesordio (non accadeva dal 26 agosto 2007, vittoria per 2-0 a Palermo) sono una boccata dossigeno che permette di analizzare con maggiore serenità i segnali, positivi e negativi, che sono arrivati dalla gara di Livorno. Di buono cè che la Roma non ha subito gol, e con Garcia in panchina non era capitato nemmeno contro i dilettanti dellAlto Adige: un po per la stitichezza offensiva del Livorno, ma parecchio merito va attribuito alla maggiore attenzione alla fase difensiva, dagli attaccanti fino al portiere.
Proprio Morgan De Sanctis, nonostante sia rimasto praticamente inoperoso, è tra le note più positive: urla e comanda la difesa come negli ultimi anni si è visto raramente. Lui e Maicon hanno alzato il livello di leadership della squadra: se qualcuno ha paragonato il brasiliano ad una scommessa (ma lui non lha presa bene), si può già dire che la scommessa è vinta. Altri segnali positivi arrivano da De Rossi, gol a parte sembra tornato al centro del progetto tecnico di Rudi Garcia, e da Florenzi, sempre più indispensabile in ogni zona del campo mentre lo stato di forma di Totti non fa più notizia.
Le note meno liete per il tecnico francese arrivano soprattutto da Gervinho, che sembra ancora un corpo estraneo alla squadra, dal poco affiatamento che cè tra Benatia e Castan e dal tridente offensivo, che ha deluso quando in campo cera un centravanti di ruolo (Borriello) ed è andato molto meglio quando in quella posizione si è spostato Totti. Per fare chiarezza su questo punto, però, Garcia dovrà prima aspettare di avere a disposizione la rosa definitiva.