"Non sono un verme e amo sempre la mia Roma"

05/07/2013 alle 12:37.

LA REPUBBLICA (A. VENDITTI) - Caro direttore, da un lenzuolo appeso vicino a casa mia di notte ho scoperto di essere un verme. Perché amo Roma e la Roma? Perché sono una persona libera, persino di dire ciò che pensa? Perché vorrei una società all'altezza della storia



Ho scoperto di essere un verme, ma non credo di esserlo. Vivo soltanto lo smarrimento di chi soffre nel vedere il progetto che resta una parola senza contenuti. Voglio da sempre una squadra che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo. In un calcio che è diventato altro da ciò che conoscevo e in cui non sempre mi riconosco, vorrei che resistessero le bandiere, la voglia, la passione. In Internet ho letto tanti interventi su questa polemica decisamente eccessiva: è così grave esprimere un'idea e un auspicio?



Continuo a pensare che la libertà di essere, di dire, di pensare purtroppo abbia un costo, e che gli inni non siano solo canzonette. Ma da un lenzuolo ho appreso di essere un verme, e questo non mi pare giusto né vero. Non c'è giustizia né verità in quelle parole: due valori in ribasso di questi tempi, che invece vorrei ritrovare nella squadra in cui, nonostante tutto, continuo a credere. Proprio per essere lontano da ogni tipo di potere, speculazione e privilegio, ho sempre rifiutato tessere ad honorem che tutti i presidenti della Roma mi hanno gentilmente offerto, per mantenermi una libertà di critica che sarebbe stata contraddittoria se avessi accettato le offerte. Il mio posto è sopra lo striscione Roma Capoccia e anche quest'anno ho rinnovato il mio abbonamento. E la mia libertà di pensiero non ha padroni ne padrini in nessuna radio e in nessun giornale.