CORSERA (L. VALDISERRI) - La serie A continua a perdere campioni fatti, come Jovetic, e campioni futuri come Marquinhos, che ieri ha lasciato il ritiro della Roma per Parigi con grande tristezza, anche se andrà a guadagnare il triplo e giocare la Champions League.
Lo sapevano tutti che sarebbe partito, però ora che è successo davvero la botta è forte. Vendere il più giovane e futuribile, ma soprattutto vendere un ragazzo che sarebbe rimasto alla Roma volentieri, è un grande affare economico e una terribile sconfitta sportiva. Marquinhos, attraverso il profilo Instagram, ha ringraziare tutti: «Non vi dimenticherò mai. Quello che ho vissuto a Roma è stato una gioia per me, lo porterò sempre nel cuore. Grazie di tutto a voi tifosi, società e compagni! Sempre e comunque: daje Roma, daje».
La speranza è che uno tra Jedvaj e Rpmagnoli possa diventare presto il nuovo Marquinhos, ma sarebbe stato bellissimo vederli giocare insieme. Nel calcio italiano che vende anche i sogni diventa sempre più dominante la figura dellallenatore. È lui che deve trasformare il ferro in oro. La Roma ci riprova con Rudi Garcia e il francese cercherà di essere il «valore aggiunto» della squadra. Perso Marquinhos, uno dei romanisti sui quali conta di più è Miralem Pjanic, che conosce da quando si sfidavano nel campionato francese, Lilla contro Olympique Lione. Ieri il bosniaco ha dato la più completa disponibilità: «Il mister è una persona che parla tanto con i giocatori. La squadra è contenta e molto motivata. Cè un buon feeling dallinizio. Nella prima amichevole (9-1 ai «boscaioli»; ndr) ho giocato dove voleva lui, da regista. Non era un avversario forte, serviranno altre prove. In ogni caso sono pronto a giocare ovunque. Se poi ci sarà un ruolo fisso sarà più facile. Garcia chiede molta tecnica a centrocampo e vuole il controllo della partita: possesso palla e profondità. Faceva il calcio più bello di Francia».
Pjanic, come altri, è stato contestato. Più di altri per una frase su Lulic, compagno di nazionale, dopo la finale di Coppa Italia: meglio che abbia segnato lui, un amico, piuttosto che un altro: «Quello che è uscito non era vero. Ogni volta che parlo in Bosnia, qua esce sempre unaltra cosa. Ero triste come tutti, con la Lazio è stata la sconfitta più dura della mia carriera. Lanno scorso ho giocato con molti dolori alla caviglia, ora voglio dare tanto e chiedo solo la salute. Non voglio andare via, la società lo sa. Il rinnovo? La volontà cè».