IL MESSAGGERO (F. PIERANTOZZI) - Ama: Nelson Mandela, Starski e Hutch, Tintin, il numero 7, la chitarra e il calcio veloce, palla che circola. Con questa roba in valigia Rudi Garcia arriva a Roma
IL MESSAGGERO (F. PIERANTOZZI) - Ama: Nelson Mandela, Starski e Hutch, Tintin, il numero 7, la chitarra e il calcio veloce, palla che circola. Con questa roba in valigia Rudi Garcia arriva a Roma. Non che non sia stato avvertito: «La voix du Nord», quotidiano di Lille, tre giorni fa gli ha dedicato un bel reportage sull'aria che tira nella capitale. Titolo: «La Roma (in italiano nel testo) est un endroit où on passe du paradis à l'enfer en cinq minutes». Dal paradiso all'inferno in cinque minuti, attento Rudi: sorridono alla redazione sportiva della Voix du Nord, ma Jean-Philippe Mailliez, caposervizio, assicura: «vi stupirà, Garcia ama la pressione».
SANGUE SPAGNOLO - Di certo l'allenatore alla pressione allenato non è. Ma all'occasione, il sangue spagnolo ha dimostrato di essere caliente quanto basta. Certo le prove scarseggiano. Le cronache francesi narrano di una conferenza stampa «molto tesa» col presidente Seydoux il 27 maggio scorso, al termine di un campionato deludente che ha visto Lille finire al sesto posto. Alla visione, la conferenza stampa in questione si rivela in realtà soporifera per gli standard italiani, uno scambio di sobri ed educati commenti sulla classifica deludente. Se serve, Garcia sa comunque farsi valere. Nel 2009, dopo un anno a Lille, si scontrò con l'allora presidente del club Xavier Thuilot che non approvava le sue scelte: rimise il mandato seduta stante, ma al suo posto, la società preferì dare il benservito al presidente.
I TIFOSI CON LUI - Dal Losc (per Lille Olympique Sporting Club) all'As Roma il viaggio comunque è lungo. E non è soltanto il tempo che fa la differenza. I tifosi per esempio. «Qui gli hanno sempre perdonato tutto» assicura Mailliez. Il famoso «doppio» del 2011, quando il Losc ha incassato il primo posto in campionato e la Coupe de France, ha inviato Garcia direttamente nel paradiso degli eroi intoccabili. E pazienza per il triste campionato di quest'anno. I tifosi del Lille hanno preferito dare la colpa alla società, gli ultrà «non esistono più da almeno vent'anni» e a «nessuno qui verrebbe in mente di andare a protestare agli allenamenti della squadra».
UNO DI PERIFERIA - Nato a Nemours (città storica nell'hinterland parigino, e infatti lui si definisce «uno di periferia») tre nonni andalusi scappati dal franchismo, un padre, Josè, ex calciatore morto tre anni fa, che gli ha inculcato i valori che contano, Rudi Josè Garcia non ama parlare(troppo) di sé. Giusto ogni tanto. Per esempio rimpiange di non aver parlato spagnolo con le tre figlie, (tra i 14 e i 21 anni) ma «con una moglie del Nord, non era possibile». Separato, è stato avvistato a Cannes con la biondissima 24enne Maud Schatteman, star del reality Bachelor. Flash, telecamere e microfoni non gli fanno paura, anzi, è fotogenico e lo sa. Francese di passaporto, carriera e famiglia, Rudi è spagnolo di anima, calcio (è Liga dipendente: «se le mie figlie sono in casa, sanno che mi devono lasciare il telecomando») e chitarra. Già famosi i concerti improvvisati nello spogliatoio, di cui si è rivelato (almeno finora) accorto ed efficace gestore. A Lille aveva trovato la formula magica: un «consiglio di saggi» composto da cinque giocatori cui aveva affidato il governo. Il suo sogno? Ora forse lo scudetto, ma in realtà: «diventare proprietario di un po' di terra in Spagna. Sarebbe un simbolo importante». Portafortuna: un Indalo, talismano andaluso, attaccato al portachiavi.