GASPORT (A. CATAPANO) - Mazzarri? Allegri? Mancini? No, semplicemente Rudi Garcia. La scelta non entusiasma i tifosi, ma va apprezzata per coerenza e realismo. Dopo due stagioni ad andamento lento, la Roma poteva scegliere se accelerare bruscamente il passo, o aumentarlo solo gradualmente. Cioè, se provare a recuperare subito il terreno perduto, o rassegnarsi allidea di averlo perso e ricominciare, anzi cominciare finalmente a muoversi. In sostanza, Walter Sabatini si è trovato nelle stesse condizioni di un alunno pluribocciato che deve scegliere se ripetere lanno, per la terza volta, o farne tre in uno, come si usa in quelle scuole priv
Piano piano... Affidandosi a Rudi Garcia, lalunno Sabatini ha scelto di ricominciare dallinizio, di ripetere grammatica, declinazioni, equazioni. Per la Roma è certamente la scelta più comoda, perché non richiede stravolgimenti né salassi economici, ma è anche la più logica, perché eviterà ai giocatori di bruciare le tappe e consentirà alla società di rimettersi in carreggiata,masenza sterzate violente. A Walter Sabatini, invece, vanno riconosciuti coraggio e coerenza, due qualità per le quali, ad onor del vero, è pagato profumatamente. Senza sforzarsi troppo, avrebbe potuto convincere Pallotta della necessità di affidarsi ad un sergente di ferro come Bielsa, uno che prendesse a schiaffi i calciatori e placasse la sete di autoritarismo che ha invaso la piazza. Oppure, avrebbe potuto chiedergli di mettere mani al portafogli per ingaggiare un super allenatore con cui costruire una super squadra in grado di vincere tutto e subito. Così, la Roma avrebbe recuperato il gap, cancellando di colpo due anni di delusioni. E invece quelle due stagioni piene di errori resteranno vive, a memoria si spera innanzitutto dei dirigenti che hanno errato.
Tredici anni fa... A ben vedere, ci voleva più coraggio a scegliere Garcia, un allenatore che soddisfa le reali esigenze della Roma, e non Mancini, il grande nome che avrebbe soddisfatto i tifosi, ma stravolto i piani societari, chiedendo a questa Roma di fare il passo più lungo della gamba. Esattamente quello che fece Franco Sensi tredici anni fa, quando, scottato dal campionato appena vinto dalla Lazio, tirò fuori 70 miliardi per prendersi Batistuta e dodici mesi dopo fu scudetto scucito. Fu una scelta da tifoso, non da presidente. James Pallotta probabilmente non lo capirà mai. Ma siccome gli imprenditori romani sono spariti da tempo, ai tifosi forse conviene tenerselo stretto.