IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Sotto il cielo stellato di Lille, i giovani si godono la serata. Rudi Garcia è solo a casa. Esce dal silenzio di Villeneuve dAscq per entrare come sempre nel cuore che batte della Ville. Si confonde nella movida. Ma non si nasconde. Capello, dodici anni fa, non avrebbe potuto fare la stessa vita a
EDUCATO E PIACIONE
Giubbotto nero di pelle, camicia scura e jeans. Look casual e da pischello. Rudi è a cena in Place aux oignons. Alle spalle ha la sua boutique, davanti un arco murato e non di trionfo. A tavola, al suo fianco, Gilberto, abruzzese di Giulianova e proprietario dei ristoranti frequentati da Garcia a Lille. Ovviamente c'è anche Guy, il direttore del teatro Sebastopol. Rudi mangia allaperto. E allitaliana: ravioli al pesto rosso e cotoletta alla milanese. Il locale si chiama In Bocca al Lupo. Sembra studiato per loccasione. I suoi amici, senza se e senza ma, credono in lui, ma sanno bene quanto sarà comunque dura per lui nella capitale. «Io, però, sono pronto e devo sbrigarmi ad arrivare. Devo entrare al più presto a Trigoria per affrontare subito la nuova avventura. Non posso fare unintervista perché voglio spiegare tutto, in modo chiaro, nella presentazione a Roma. Poi tornerò qui per laddio alla stampa di Lille». Speriamo che resti sempre così. Disponibile e sincero. Mostra rispetto anche per riceverlo. Garcia inquadra il compito che lo aspetta. Lo guardi e capisci che pensa solo a come iniziare il suo percorso. «Sarò a Trigoria lunedì, al massimo martedì. So che avrò tanto da fare. Da scoprire e da organizzare. La stagione sta per partire». Al telefono parla con i dirigenti giallorossi più volte al giorno. «Mi sento con Sabatini e anche con Massara. Abbiamo cominciato a muoverci insieme, ci confrontiamo quotidianamente e sappiamo come procedere. Ci intendiamo».
ITALIA ED EUROPA
«Posso parlare inglese, francese e, se volete, spagnolo. Non mi basta. Presto mi sentirete solo rispondere in italiano. Considero fondamentale di poter dialogare con tutti, a cominciare dai giocatori, nella vostra lingua. Non è una promessa, ma un dovere. Lo dico per me. Con Totti, che è un grande giocatore, non avrò problemi di lingua». Garcia si diverte, anche per le sue origini andaluse, a passare dallitaliano allo spagnolo. Tira fuori, improvvisamente, un obiettivo, ricordato anche davanti a Pallotta negli uffici della Raptor a Manhattan. «La Roma deve giocare in Europa. Dallanno prossimo ci saremo anche noi».
LA SFIDA A PETKOVIC
Le coppe continentali e non solo. Quattro gare nel derby du nord contro il Lens: 3 successi e 1 pareggio. «Siete preparati, conoscete bene i miei risultati...». Ascolta e ripete quei numeri che sono raffiche nelle vele. «So quello che mi chiede la gente: battere la Lazio. So che cosa è il derby a Roma, ma è la mia partita. Devo vincerla, è importante per me e per la squadra». Finisce di cenare con i suoi amici e, prima di incamminarsi in solitudine lungo rue au Peterinck, si avvicina al nostro tavolo per salutare. Da lontano fa il gesto di non alzarsi. Stretta di mano, «ciao» chiamandoci per nome e «a presto», sorriso convinto quanto quel «Forza Roma» che piace anche a chi assiste. «È Magica. Sempre».